Calcio e Finanza
·15 dicembre 2024
Calcio e Finanza
·15 dicembre 2024
Jorge Mendes è uno degli agenti più celebri al mondo. L’uomo che ha gestito la carriera di Cristiano Ronaldo e di una serie di giocatori di altissimo livello. Il procuratore ha rilasciato un’intervista a Tuttosport, durante la quale ha affrontato il tema delle critiche alla categoria alla quale appartiene, quella appunto degli agenti sportivi.
«Gli agenti sono coloro che si preoccupano del giocatore, che cercano di aiutarlo, sostenerlo e consigliarlo in tutte le fasi della sua carriera e anche della sua vita. Sapete, per esempio, che il 90% dei giocatori finanziariamente indipendenti finisce per perdere tutto o quasi tutto quello che ha accumulato nel corso della sua carriera? Questo dato preoccupante evidenzia sempre di più la necessità, almeno per la maggior parte dei giocatori, di evitare i cosiddetti amici occasionali e gli affari estemporanei», ha spiegato Mendes.
«Dovrebbero invece circondarsi di persone serie, competenti, oneste e professionali, in modo da essere protetti e concentrarsi esclusivamente sull’attività che svolgono, cioè giocare a calcio. Senza doversi preoccupare di altre cose. A differenza di quel 90% che perde tutto o quasi, sono orgoglioso del fatto che il 90% dei giocatori dell’universo Gestifute abbia la propria indipendenza completamente guidata e garantita», ha aggiunto.
Sul fatto che molti definiscano i procuratori come “il male del calcio”, Mendes replica: «Questi “diavoli” esistono in tutte le attività e in tutti i settori e fanno parte della nostra società. Ci sono dirigenti d’industria buoni e cattivi, avvocati buoni e cattivi, insomma, ci sono persone serie e persone poco serie in tutti i settori. Così come ci sono i cattivi, ci sono anche grandi professionisti, seri e onesti. Contrariamente a quanto si dice, un buon agente è una persona che si preoccupa e si prende cura del giocatore, è una sorta di padre sportivo, che gli dà buoni consigli e lo guida verso il successo, non solo sportivo ma anche personale».
In chiusura, una battuta sul mercato italiano e sulle sue difficoltà: «L’Italia deve puntare sui giovani. Ho sempre difeso l’attenzione per i giovani, che a volte hanno più talento della maggior parte degli altri. Il punto è che hanno solo bisogno di un’opportunità, in Italia o in qualsiasi altro Paese. Un giovane non può essere penalizzato solo perché è giovane. Io dico spesso che la cosa più importante per un giocatore è, senza dubbio, l’allenatore».