PianetaSerieB
·7 novembre 2024
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Giovanni Giammarva, ex presidente del Palermo dal 2017 fino al fallimento nel 2018, ha parlato ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com della finale dei playoff 2018 persa contro il Frosinone.
Qui le sue parole, estratte dalla fonte citata precedentemente: “Quella partita di sei anni fa rievoca ricordi non belli. Eravamo convinti di poter raggiungere un traguardo che avevamo quasi toccato con mano, salvo poi doverci confrontare con eventi che hanno cambiato tutto. La promozione sarebbe stata preziosa e fondamentale per il club. Quando scesi in campo prima dell’inizio della partita per salutare i nostri tifosi, una parte del pubblico di casa inveì contro di me senza alcun motivo, tranne quello di essere siciliano, di cui sono orgoglioso, con espressioni poco felici e dandomi anche del mafioso. Rimasi sorpreso, e addirittura per raggiungere il mio posto in tribuna fu necessario l’intervento di uno steward.
Quale episodio di quella serata fece più male? Sicuramente l’episodio dei palloni, dal quale si evince la premeditazione del fatto. Poi certamente la revoca del rigore per il fallo su Coronado, arrivata dopo le reiterate proteste da parte dei giocatori del Frosinone che forse hanno intimorito l’arbitro. Quel dietrofront del direttore di gara fa pensare e fa male.
Se accolgo le parole del Dottor Stirpe? Sono d’accordo con lui, dopo sei anni è inutile pensarci ancora ed essere rancorosi. Si deve sempre guardare avanti con ottimismo e con la voglia di superare tutti gli ostacoli. È inutile alimentare conflitti. Non serve a nulla. Ho avuto, tra l’altro, il piacere di sentire il Presidente Stirpe dopo la partita, il quale si scusò prontamente per le dichiarazioni rilasciate dal suo allenatore. È una persona perbene, e proverei un sincero piacere se dovesse capitare di incontrarlo nuovamente.
Diverse persone hanno ben compreso il mio lavoro e l’evoluzione dei fatti reali, riconoscendo il bene fatto al club. Altre hanno ricollegato alla mia gestione ciò che è avvenuto successivamente fino al fallimento. Evidentemente conoscevano gli eventi ma non i fatti realmente accaduti, riconducendo erroneamente il tutto a un unico filone. Cosa mi è dispiaciuto di più dell’addio al Palermo? Lasciare sicuramente il patron Zamparini, persona che ricordo con molto affetto, e separarmi dalla tifoseria, alla quale mi sono legato molto seppur fossi un neofita di quel mondo. È stata un’esperienza professionale che mi ha lasciato tantissimo, nonostante anche le cose meno belle che sono successe. Alla fine, però, conta avere la coscienza pulita e non a caso poi la storia mi ha dato ragione.
Sono stati tanti i momenti belli. Ricordo la contentezza dei giocatori nel vedermi in tribuna con la mia famiglia e a seguire la squadra in trasferta, per il sentimento di protezione che ricevevano. Così come il rapporto instaurato con tanti di loro. Difficile indicarne alcuni, perché di momenti belli ne ho vissuti tantissimi. Il patron Zamparini non voleva che andassi via. Ricordo che mi chiamò per provare a ricucire lo strappo che si era creato tra me e la De Angeli, affinché io potessi restare nel club. Io, però, avevo ormai preso la mia decisione.
Il successivo fallimento ha mandato il mio lavoro alle ortiche? Intanto mi preme dire che ho provato un sentimento di grande dispiacere e amarezza. Per come ormai stavano le cose, era un epilogo che poteva essere evitato. Sinceramente ho avuto la percezione che il lavoro della mia gestione fosse andato sprecato. Eravamo riusciti a ridurre notevolmente l’indebitamento e l’azienda era in grande ripresa. Anche per queste ragioni il fallimento mi ha fatto male.
Il Palermo ha le forze per riprendersi, già a partire dal match di domani. I rosanero devono superare questo momento e rimettere in moto le tante forze e risorse a disposizione. La struttura della società è solida e anche l’organico è composto da effettivi di livello. Penso sia più un fattore mentale e ritengo che il Palermo abbia tutte le carte in regola per poter fare benissimo, e glielo auguro con tutto il mio cuore.”
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