Calcio e Finanza
·22 settembre 2023
Calcio e Finanza
·22 settembre 2023
Nella giornata di mercoledì la Securities and Exchange Commission (SEC) ha pubblicato un documento in cui rendeva noto gli esiti di una indagine sulla Concorde Management, società di Michael Matlin, che da decenni gestisce la fortuna accumulata negli anni dal magnate russo ed ex proprietario del Chelsea Roman Abramovich.
L’indagine è scattata per via della celerità, che avrebbe portato a ignorare le direttive sulla comunicazione e la trasparenza delle autorità statunitensi, con cui la Concorde si è liberata di tutto il portafoglio di partecipazioni finanziarie vantate da Abramovich, del valore di oltre 7 miliardi. A far insospettire le autorità, oltre al fatto che pochi giorni prima era arrivato un ordine di un ulteriore investimento da 100 milioni, è il tempismo con cui è stato fatto questo disimpegno. Infatti, la vicenda avviene nel febbraio 2022, pochi giorni prima della decisione della Russia di invadere l’Ucraina. Ma dove sono finiti quei 7 miliardi di partecipazioni finanziarie?
A dare una risposta, almeno sulla carta, potrebbe essere l’analisi condotta da L’Espresso insieme ad altre testate internazionali, tra cui la tedesca Der Spiegel, la belga Le Soir, I-Stories e il consorzio Icij, che hanno analizzato documenti scoperti e condivisi dall’inglese The Guardian e dal sito investigativo Occrp.
Da questi documenti viene rilevato come Abramovich abbia comprato, recentemente, 330 opere d’arte moderna, attraverso contratti rimasti all’inizio segreti, per un valore totale di almeno 962 milioni di dollari. La collezione comprende capolavori di Picasso, Monet, Matisse, Magritte, Degas, Schiele, Kandinsky, sculture di Henry Moore e Alberto Giacometti, quadri di maestri italiani come Modigliani, Severini, Burri e Fontana, opere di celebri artisti contemporanei come Francis Bacon, Paula Rego, Damien Hirst e molti altri. Un patrimonio culturale miliardario, intestato a un’anonima società offshore creata nelle Isole Vergini Britanniche, a sua volta controllata da un trust di Cipro, che risulta avere come beneficiari, appunto, Abramovich e la sua ex moglie, l’ereditiera russa Daria detta Dasha Zhukova.
La fiduciaria cipriota che fa da cassaforte si chiama Ermis Trust Settlement e ha registrato la sua ultima modifica 20 giorni prima dell’inizio della guerra in Ucraina. Fino al mese precedente c’erano due beneficiari in parti uguali, l’oligarca e l’ex consorte. Il 4 febbraio 2022 Dasha Zhukova è salita al 51%. I documenti non chiariscono le ragioni di questo cambiamento. Certo è che proprio in quei giorni era scattato l’allarme internazionale per una probabile, poi diventata realtà, invasione russa dell’Ucraina. Abramovich, ai primi di marzo, con il blocco di tutti i suoi beni in Occidente, quelli conosciuti, ovviamente, fra cui il Chelsea, ceduto a una cordata di fondi guidati da Clearlake Capital di Todd Boehly e Behdad Eghbali. Al contrario, l’ex moglie Dasha non è mai stata colpita da sanzioni, così come l’Ermis Trust Settlement, nonostante Cipro faccia parte dell’Unione Europea, ma prima d’ora l’esistenza di questa holding non era conosciuta.
Fra le opere confluite nel trust, è compresa una decina di quadri di artisti italiani, come un ritratto di donna, “Femme en Robe Ecossaise”, dipinto nel 1916 da Amedeo Modigliani: secondo gli esperti, l’ultimo trasferimento conosciuto era una vendita nel 1998 a New York, per 5,3 milioni di dollari. Ora è di Abramovich, che l’ha pagato 19,7 milioni. Nell’ultimo decennio, prima della guerra in Ucraina, quei 338 quadri e sculture sono stati custoditi in magazzini privati: capannoni d’acciaio di un’azienda londinese, sulle rive del Tamigi; caveau di una società francese, tra Parigi e Nizza; depositi interni ai «porti franchi» di Ginevra e Liegi, dove non si pagano tasse. Decine di capolavori sono stati trasferiti nella villa di Abramovich in Costa Azzurra e perfino sul suo yacht Eclipse, per «esposizioni private».
Fatto sta, che da quando è scoppiata la guerra, si ignora dove siano finiti tutti quei quadri e sculture. Le ultime notizie pubbliche risalgono a due anni fa e riguardano solo poche opere, che erano conservate a Londra da una società di custodia e trasporto valori. Di tutte le altre non si sa nulla. Solo i fiduciari privati che gestiscono il trust di Cipro hanno il potere di decidere dove collocare e come proteggere questi 338 pezzi della collezione.
L’arte è sempre stata una caratteristica della coppia, specialmente di Dasha, che nel 2008, anno del matrimonio con Abramovich, convinse il neo marito a fondare un museo d’arte moderna a Mosca, ristrutturando un vecchio deposito sovietico di autobus, chiamato Garage Centre for Contemporary Culture. All’inaugurazione, come mostrano le fatture conservate a Cipro, la coppia non ha badato a spese: fiumi di champagne, barili di caviale e centinaia di invitati illustri, come Jeff Koons e altri artisti, collezionisti e galleristi, in una serata allietata da un concerto privato di Amy Winehouse. Il Garage Centre è l’unico luogo aperto al pubblico dove siano state esposte opere di proprietà dichiarata di Abramovich. Con la guerra in Ucraina, ha sospeso ogni attività.
Prima del febbraio 2022, il viavai era continuo anche a Londra: nel febbraio 2014, ad esempio, un famoso quadro del pittore inglese Lucian Freud, “Benefits Supervisor Sleeping”, è uscito dal deposito sul Tamigi per arrivare, dopo alcuni chilometri, nella residenza di Abramovich, a Kensington Palace Gardens. Stando alle carte delle offshore, l’oligarca russo lo aveva comprato nel 2008 a New York, per 33,6 milioni di dollari, senza però manifestarsi come acquirente.
I documenti raccontano la storia della collezione di Abramovich, dal 2008 al 2022. I primi quadri vengono acquistati da varie società offshore controllate da Harmony Trust, un’altra fiduciaria di Cipro, di cui l’oligarca russo era l’unico beneficiario. La collezione si allarga, con l’acquisto di centinaia di opere, tra il 2011 e 2017, quando un famoso critico statunitense, Sanford Heller, con il suo gruppo di consulenza, viene assunto dalle società di Abramovich, per mezzo milione di dollari all’anno, in cambio di «raccomandazioni per acquisti e vendite di proprietà artistiche», con potere di partecipare alle aste per conto dell’oligarca.
Un altro mediatore d’eccezione, nello stesso periodo, è il gallerista americano Larry Gagosian, che procura ad Abramovich altre opere, come il quadro di Malevich e la “Ballerina” di Koons. Gagosian è stato l’ospite d’onore di una sfarzosa festa organizzata dall’oligarca russo ai Caraibi, sull’isola di Saint Barthelemy, un paradiso per miliardari con lo yacht (vera passione di lusso dell’ex proprietario del Chelsea), il 31 dicembre 2014: una nottata di Capodanno ritmata dal rock dei Black Keys, il duo statunitense che per 75 minuti di concerto privato risulta aver incassato 750 mila dollari.
In quegli anni, con le conoscenze degli esperti e i consigli della moglie Dasha, il trust di Abramovich si arricchisce di quadri e sculture dei maestri dell’arte moderna, da Picasso a Dalì, da Chagall a Leger, da Mondrian a Pollock. Almeno dieci opere hanno un valore, dichiarato nel 2018 dai fiduciari dello stesso oligarca, di oltre 25 milioni di dollari ciascuna. Il prezzo più alto è assegnato a “Triptych” di Francis Bacon, un trittico acquistato per 83,6 milioni di dollari.
La struttura di controllo inizia a cambiare a partire dal 2017, in seguito agli accordi di divorzio tra Abramovich e Dasha, quando vengono registrati i prezzi di tutte le opere. L’intera collezione è trasferita a un’offshore delle Isole Vergini, chiamata Seline-Invest, poi trasferita a Jersey: è il contenitore controllato dall’Ermis Trust di Cipro, fondata nel 2010 da Abramovich come unico beneficiario. Il trapasso è completato nel 2020, con diversi contratti. Nel gennaio 2021 l’ex moglie Dasha viene nominata «beneficiaria aggiuntiva» del trust, con il 50%. La cassaforte di Cipro resta però sotto il dominio di Abramovich: è lui a nominare i gestori fiduciari (trustee) e i controllori (protector) del trust. Quando la Russia attacca l’Ucraina, l’oligarca cerca di sganciarsi da Mosca e si propone come mediatore di pace, ma non evita le sanzioni, che lo colpiscono all’inizio di marzo 2022.
In quei giorni tragici Dasha Zhukova, che si è risposata e vive da tempo tra Francia e Stati Uniti, ha contestato il regime di Putin con una dichiarazione pubblica: «Condanno inequivocabilmente questi atti di guerra e mi schiero in solidarietà con il popolo ucraino, come milioni di cittadini russi che la pensano allo stesso modo». E forse proprio per questo non è stata colpita dalle sanzioni.
Infine, un documento del 25 febbraio 2022, il giorno dopo l’attacco russo all’Ucraina, Abramovich sembra aver rinunciato a tutti i poteri di controllo del trust: Abramovich si è vincolato a non superare il 49% e ha perso il diritto di nominare i gestori. Le successive sanzioni, per la posizione di vicinanza dell’oligarca nel regime russo, vengono applicano a tutti i beni che si possano considerare «sotto il controllo legale o di fatto». Ma poco prima di subire le misure internazionali, stando a quel documento, . Che resta quindi segreto e nascosto, legalmente.