Ranieri: “Essere apprezzati dalla propria gente è qualcosa di meraviglioso. Champions? Vedremo alla fine” | OneFootball

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·18 maggio 2025

Ranieri: “Essere apprezzati dalla propria gente è qualcosa di meraviglioso. Champions? Vedremo alla fine”

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Ranieri dopo la vittoria contro il Milan ha rilasciato una intervista ai microfoni di DAZN esaminando la partita, i vari momenti del match e commentando la sua ultima partita all’Olimpico da allenatore.

Ranieri su DAZN

Cosa prova?


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“Sono ancora sotto l’effetto dell’adrenalina. Poi quando rivedrò queste immagini mi toccheranno ancora di più. Essere apprezzati dalla propria gente è qualcosa di meraviglioso. Abbiamo iniziato in una maniera difficile, ma la squadra non si è mai disunita. Hanno fatto squadra e si sono sempre aiutati e per questo ringrazio i miei giocatori. Non è facile quando tutti sempre nero sono veramente contento per loro, per i tifosi e per i presidenti”.

La coreografia l’ha scossa?

“Io guardavo l’arbitro perché volevo iniziasse ma doveva aspettare. È bello io ho lavorato fino ad adesso per l’emozioni che il calcio ti può dare”.

Che stagione è stata questa?

“L’ho detto, questi ragazzi mi hanno seguito dal primo giorno. Qualcuno mi conosceva e mi hanno aiutato come gli avevo chiesto. Sono stati intelligenti e bravi e io gli ho dato fiducia. Quando sono arrivati l’umore era sotto terra, ma mi hanno seguito da subito anche a Napoli dove abbiamo perso mi hanno seguito. A Tottenham abbiamo fatto una grande partita e abbiamo pareggiato all’ultimo e sono le cose che mi piacciono di più perché il chiedo sempre di lottare fino all’ultimo. Perché se perdi vuol dire che gli altri sono stati più bravi. Poi piano piano abbiamo trovato la quadra e siamo riusciti a fare quei diciannove risultati postivi che sono stati veramente importanti”.

Ci credete alla Champions?

“Io non ho mai creduto a niente. Io ho creduto solo al lavoro e alla pulizia mentale dopo una vittoria o una sconfitta ed è quello che ho sempre detto. Alleniamoci bene perché c’è una nuova partita dove è tutto nuovo. Per cui il credo nei miei giocatori. Andremo a Torino che è una squadra bella, compatta e vivace che ha fatto un buonissimo campionato e poi vedremo a fine campionato dove saremo arrivati”.

RANIERI IN CONFERENZA STAMPA

Il mister viene accolto con un applauso in conferenza stampa.

“Grazie, siete gentilissimi”.

Si porterà per sempre con sé queste emozioni?

“Sicuramente sono state emozioni fortissime. Ho scelto di fare questo mestiere proprio per le emozioni che il calcio riesce a dare, sia in positivo che, naturalmente, bisogna saper accettare anche in negativo. Questa serata sarà davvero da incorniciare per l’emozione, l’affetto e l’amore che tutti i tifosi mi hanno dimostrato. Sono contento che la squadra abbia saputo reagire nelle difficoltà. Questi ragazzi non hanno mai mollato, hanno saputo comprendere il mio linguaggio: raramente ho dovuto alzare la voce. E questo la dice lunga sull’intelligenza di questo spogliatoio”.

La Roma si gioca la Champions League nell’ultima partita.

“È un fatto bello, finché non è finita, non è finita. Dobbiamo lottare, continuare a lottare e uscire dal campo come abbiamo fatto oggi, consapevoli di aver dato tutto. Poi accettiamo il verdetto del campo. Stasera, entrando nel merito della partita, siamo partiti molto bene: abbiamo pressato alto, giocato in velocità, trovato subito il gol. Dopo l’espulsione ci siamo un attimo rilassati. Pensavamo forse che la partita fosse in discesa. Ma non esistono partite facili, no, non c’è nulla di facile. Io sostengo che i giocatori del Milan abbiano una qualità indescrivibile. Forse sono i più forti, forse non sono riusciti a fare squadra in questa stagione, ma quando ci sono riusciti hanno battuto due volte l’Inter. È una squadra che, quando si compatta, può fare qualsiasi cosa in qualsiasi momento della partita. E in quel caso, non ce n’è per nessuno, proprio per l’enorme qualità che possiedono. Per questo siamo stati bravi, nel secondo tempo, a sfruttare l’uomo in più, giocando con intelligenza. Cosa che invece non avevamo fatto subito dopo l’espulsione: in quel momento erano più pericolosi loro che noi”.

Sul ritorno di Paredes e Saelemaekers.

“Avevo bisogno di un filtro davanti alla difesa e di due mezzali che facessero da incursori, non semplici appoggi per Paredes. Per questo ho chiesto sia a Cristante che a Koné di allungarsi e andare sempre vicino agli attaccanti, tra le linee. Ho deciso quindi di inserire Paredes perché avevamo bisogno anche di qualcuno in grado di gestire il pallone da dietro. Sapevamo che il Milan non ci avrebbe pressato troppo alto, quindi potevamo far girare palla velocemente, e lui, con le sue imbucate, poteva servire sia le due punte che le due mezzali, che dovevano posizionarsi oltre la metà campo avversaria, oltre i centrocampisti del Milan. Saelemaekers l’avevo visto bene a Bergamo, giocava contro gli ex compagni e sapevo che avrebbe risposto, ha fatto una bellissima partita”.

Che Roma lascia al futuro allenatore?

“Lascio un gruppo solido, composto da giocatori che si allenano al massimo, a mille all’ora. Fin dal riscaldamento sono tutti pronti, reattivi. Non voglio dire che siano amici, ma riescono a convivere bene tra loro: mai una discussione, mai un problema. Chi arriverà, potrà davvero lavorare nelle migliori condizioni”.

È stata la serata più bella della sua carriera?

“Sì, sicuramente quello che ho vissuto qui a Roma, con tutta la Curva Sud, con tutto lo stadio, è qualcosa di bellissimo. Però, come ho detto prima in TV, evidentemente ho ancora l’adrenalina addosso. Nei prossimi giorni, magari riguardando i filmati, le fotografie, tutte queste cose, riuscirò a realizzare meglio tutto quanto. Perché è arrivato il momento di rivedere un po’ la mia carriera, com’è stata. Ma datemi ancora sette giorni… o quattro, non so quando giocheremo”.

La prossima partita sarà la sua 501, e sul codice fiscale dei romani c’è scritto H501.

“Non me ne frega niente (ride, ndr)”.

Qual è il segreto della sua gestione?

“Io cerco sempre di entrare in sintonia con la squadra, di creare un feeling. Credo molto, pur parlando poco, nel dialogo, nella lealtà e nel rispetto reciproco. Quando qualcuno mi fa notare questo, non so cosa rispondere. Io sono semplicemente me stesso. Parlo chiaramente in faccia, non ho paura di dire le cose quando sento che è il momento giusto per farlo. Non ho mai rimproverato un mio giocatore pubblicamente, non gli ho mai dato la colpa per far notare un errore. Si lavora sull’errore per migliorare, punto. È questo un segreto? Non lo so. Io cerco soltanto di tirare fuori il meglio da tutti. Cerco che i miei giocatori vengano ad allenarsi con il sorriso sulle labbra. Poi, certo, si lavora seriamente e duramente. Ma con voglia. Ci si diverte, tra virgolette. Non si deve venire al campo con noia o malumore. Questo sono io, sono stato così fin dall’inizio della mia carriera da allenatore. Non sono stato un grande calciatore, ero un giocatore normale. Ho militato per otto anni in una squadra che ha lottato, che è salita e scesa. Non ero al livello dei miei giocatori, quindi mi sono sempre immedesimato in loro. Non mi sono mai dimenticato com’ero io e com’erano i miei compagni. E questo mi ha aiutato a rapportarmi con i giocatori in una certa maniera”.

Le mancheranno tutte queste emozioni?

“Mi mancheranno, ma credo che sia giusto dire basta, anche per il bene della Roma. Potrei restare, sì, ma no, c’è bisogno di un altro allenatore che prenda in mano questa squadra, altrimenti si rischierebbe di perdere un anno. E io questo non lo voglio, per la mia Roma, da tifoso”.

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