Calcionews24
·2 gennaio 2025
Riccardo Gaucci: «Riparto dall’Assisi dopo il carcere e il fallimento del Perugia. Avevo chiesto aiuto ad Andreotti. Quella volta che mio padre scelto la Morace alla Viterbese…»
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·2 gennaio 2025
La saga della famiglia Gaucci ha riempito le cronache, e non solo quelle calcistiche, un po’ di anni fa. Il padre Luciano, vulcanico proprietario del Perugia. E il figlio Riccardo, finito in carcere, che oggi si racconta a La Gazzetta dello Sport, da presidente dell’Assisi, club che aspira alla Promozione.
L’ASSISI – «Come diceva mio padre, bisogna sognare in grande. L’Assisi è in Prima categoria, ma abbiamo l’ambizione di crescere, fino a dove non lo sappiamo. Non ci poniamo limiti. Ora lottiamo per salire in Promozione (la squadra è prima nel girone, ndr), poi si vedrà. Non siamo una società, una srl, ma potremmo diventarlo e tramite un amico abbiamo risuscitato il marchio Galex, l’azienda sponsor tecnico del Perugia e delle altre nostre squadre, travolte dal fallimento».HA LICENZIATO IL MISTER – «Quando la squadra non segue più il tecnico, bisogna intervenire. I risultati dicono che la scelta è stata giusta».L’OBIETTIVO – «Giochiamo allo stadio degli Ulivi, a un chilometro dalla Basilica, che abbiamo messo sulla prima maglia come stemma, sulla seconda c’è il rosone. Ho un ottimo rapporto con il vescovo. E frate Dario, che ha celebrato il mio matrimonio, segue le nostre partite. In casa, facciamo 200-300 spettatori, non pochi. Lo stadio è vecchio, venne progettato dallo stesso architetto dell’Olimpico, potremmo ristrutturarlo. Siamo vicini all’aeroporto di Perugia. Assisi è un marchio mondiale. Ci sono le basi per immaginarsi tra i professionisti».ANDREOTTI – «Andai nel suo studio a San Lorenzo in Lucina, a Roma. Andreotti vide la mia faccia terrorizzata, io gli chiesi aiuto. Mi telefonò qualche giorno dopo: “Mi dispiace, non posso fare nulla”. Forse non aveva più il potere di una volta. Oggi tutto è risolto, abbiamo patteggiato nel penale e transato nel civile. E ho recuperato il rapporto con mio fratello, anche con Alessandro non ci eravamo parlati per un po’».QUANDO IL PADRE MISE LA MORACE IN PANCHINA – «Carolina Morace alla Viterbese. Una genialata che catturò l’interesse del mondo intero. La esonerò per una stupidata, perché Carolina non firmò un comunicato congiunto su una certa questione. E poi papà voleva far giocare con i maschi una calciatrice tedesca, Birgit Prinz. Una provocazione che mise in allarme federazione e lega».