Calcionews24
·4 marzo 2025
Sara Gama: «Sono un simbolo? Sono gli altri che ti vedono tale: il calcio femminile è cambiato, il professionismo il primo step: ora non mi manca nulla per essere felice»

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·4 marzo 2025
Capitana della Juve Women, icona del calcio femminile italiano, Sara Gama si è raccontata in una lunga intervista a la Gazzetta dello Sport. Di seguito le sue parole.
ERA SEMPRE LA PRIMA A TUFFARSI, DA QUI IL SOPRANNOME “SPEEDY” – «È un soprannome che mi ha dato Mauro, il mio primo allenatore, detto Cowboy. Io ero veloce e lui mi chiamava Speedy, un soprannome che mi ha seguito dappertutto, da quando avevo 14 anni, ma ne ho altri».
ALTRI SOPRANNOMI – «Qui alla Juve tante delle ragazze mi chiamano “Pres”, con tutte le cose di politica sportiva che faccio… però Speedy mi è rimasto».
DOPO IL MONDIALE 2019 IL CALCIO FEMMINILE È CAMBIATO – «Tanto. Siamo diventate professioniste, è stata la prima pietra, andava messa. Che ora ci sia un problema di ricavi è evidente, ma io considero il calcio femminile un po’ come una start-up: all’inizio la devi finanziare per farla camminare con le sue gambe. C’era gente che guadagnava 500 euro in Serie A, e bisogna considerare che il calcio è un lavoro usurante. Se guadagni 500 euro nei tuoi anni migliori non è dignitoso. La legge sul professionismo ha portato il nostro calcio anche a livello internazionale in una posizione di serietà riconosciuta per le tutele che abbiamo, come un accordo collettivo fra i cinque esistenti al mondo. Le società si sono ritrovate con calciatrici dalle quali adesso possono incassare i soldi del cartellino. L’impegno dei grandi club è stato un altro elemento fondamentale. Lo spartiacque dal punto di vista mediatico è stato nel 2017 l’ingresso della Juve. Ora c’è un netto cambiamento su come il calcio viene vissuto nelle famiglie delle bambine».
I PREGIUDIZI SONO FINITI – «Ce ne sono ancora, ma molti sono caduti. Si parla sempre dell’apice, ma va rivolta l’attenzione alla base. C’è un lavoro di armonizzazione della filiera da affrontare, sul territorio: le famiglie devono trovare un posto per portare le bambine a giocare senza fare chilometri. Quanto alle società piccole, tutto si riduce a spazi, pulmini, bollette da pagare. Vanno aiutate».
IL CALCIO FEMMINILE STA CRESCENDO – «Lo dicono i trend internazionali. La UEFA stanzia un miliardo da qui al 2030, all’Europeo 2025 verrà più che raddoppiato il Prize Money. Il sindacato internazionale con FIFA e UEFA ha lavorato per la redistribuzione di parte delle risorse. La nostra Nazionale è fortunata, i premi vengono concordati: in altri Paesi le ragazze che si qualificano vanno alle fasi finali senza vedere un centesimo. Abbiamo portato la Nazionale all’Europeo, due squadre fra le 16 in Champions League. Ora il grande lavoro deve essere fatto sui numeri di base e sui media: più vedi una cosa, più ti piace. Pensa al tennis: quante bambine e bambini adesso vorranno giocare a tennis?».
IL SUO MOMENTO PIÙ BELLO E QUELLO PIÙ BRUTTO – «Il Mondiale e le conquiste fuori dal campo. Quelli brutti sono gli infortuni: anche adesso, anche se non mi annoio perché ho tanto da fare».
L’ESCLUSIONE DAL MONDIALE – «Mi tengo il legame con le compagne: negli anni ricordi le cose belle».
SE SI SENTE UNA LEADER – «Non è che una persona si senta leader. La gente si fida e si fa guidare. Ora mi concentro su me stessa. È la fase del ritorno ai Topolini, per ricaricarsi in un mondo che viaggia ad alta velocità, e ci sono altre cose sul piatto».
DIRIGENTE O ALLENATRICE IN FUTURO – «Allenare non è la prima cosa a cui penso. Torno in Consiglio Federale dopo quattro anni, ancora più impegnata per il calcio in generale. E poi c’è la vicepresidenza dell’AIC. Nel futuro, vedremo».
SE INVIDIA QUALCOSA AI COLLEGHI MASCHI – «Guadagnano cifre che noi non possiamo raggiungere, ma chi ha visto i campi di patate prima di allenarsi a Vinovo o giocare all’Emirates sa dove siamo arrivate. Non ci manca niente per essere felici. Capisco che per le nuove generazioni sia differente, ma io non mi posso lamentare».
OBIETTIVI PER JUVE E NAZIONALE – «C’è armonia dentro e fuori dal campo e ci siamo già tolte tante soddisfazioni. Abbiamo eliminato il PSG dalla Champions League. Se penso che dieci anni fa giocavo a Parigi e qui non c’era niente… Quanto alla Nazionale, può fare bene. Sono contenta di essere stata con loro a inizio percorso e fiduciosa».
L’ITALIA È UN PAESE SESSISTA E RAZZISTA – «L’Italia è tutto e il contrario di tutto, ma l’unione fa la forza e si può migliorare lavorando insieme».
SE SI SENTE UN SIMBOLO – «È come quando si parla di leader. Sono gli altri che ti percepiscono in un certo modo. Io non mi consideravo tale, ma dopo certe manifestazioni capisci che magari puoi rappresentare qualcosa».
COM’È DAVVERO? MOLTI LA VEDONO SPIGOLOSA, BURBERA – «E mi vedono bene. Ma sono anche simpatica per chi mi conosce. Ho l’umorismo tipico dei triestini».
QUANDO SI RITIRERÀ – «Quando sarà il momento vi avviserò».