BundesItalia
·2 luglio 2020
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·2 luglio 2020
Heidenheim deve la sua notorietà essenzialmente a due motivi: la squadra di baseball, tra le migliori in Europa, e la nascita della ‘volpe del deserto’ Rommel, generale nazista. Per il resto, la città del Baden-Württemberg, gemellata con Cleveland, non è propriamente un cento turistico o economico. Nel distretto di Stoccarda però quest’anno sognano di scrivere il proprio nome tra le città calcisticamente d’élite della Bundesliga, diventando anche una delle città più ‘alte’ e più ‘piccole’ a giocare tra i grandi. Perché sulle rive del fiume Brenz c’è una squadra che in Zweite Liga si sta giocando la promozione. A sorpresa.
Quest’anno, come al solito, la seconda lega tedesca ha rimescolato tutte le carte. L’Arminia Bielefeld ha ottenuto la promozione con lo Stoccarda, mentre l’Amburgo ha vissuto l’ormai solito psicodramma. A beneficiarne l’Heidenheim, ormai una costante della Zweite, che si giocherà la promozione contro il Werder Brema allo spareggio. Che si gioca la storia. Il club ha ottenuto la storica promozione nel 2014 e da allora non ha mai davvero rischiato di retrocedere nuovamente in 3.Liga. Un percorso impressionante per un club nato ufficialmente nel 1846 come club di ginnastica, che ha aggiunto la sezione calcistica nel 1910 – spinto dagli ingegneri della Voith Group, azienda locale – e rifondato istituzionalmente nel 2007, per mettersi in regola con le normative dei club professionistici.
All’epoca la squadra era ancora in Regionalliga, dove era stata promossa nel 2008. Nel 2004 era in sesta divisione. Poi nel 2009 arrivò in Dritte, cinque anni più tardi in Zweite. Promozioni entrambe firmate dall’uomo simbolo di Heidenheim e dell’Heidenheim, della città e della squadra: Frank Schmidt, classe 1974, ex centrocampista di medio livello, attivo soprattutto in Zweite. È nato nella città attraversata dal Brenz, da lì è partito, poi qualche chiamata dalla nazionale Under 20, un paio d’anni di speranza a Norimberga, l’Alemannia Aachen. Aveva deciso di chiudere la carriera nella sua città nel maggio 2007. Pochi mesi più tardi, gli è stata affidata la guida tecnica. Scelta azzeccata. Nel 2011 ha preso il patentino frequentando i corsi insieme a Gisdol, Schmidt e Mislintat, oggi Ds dello Stoccarda e suo grande amico.
Schmidt rappresenta perfettamente una squadra autoctona, che tra le sue fila annovera soltanto giocatori tedeschi, con una sola eccezione: l’austriaco Kerschbaumer, che rispetto all’anno scorso ha ‘sostituito’ anche a livello di ruolo il connazionale Dovedan, passato al Norimberga in estate. Tra l’altro l’uomo che ha firmato il sorpasso sull’Amburgo con il goal al 95′ nello scontro diretto che è valso il sorpasso poi decisivo.
“Se contro l’Amburgo ci fosse stato il pubblico, sarebbe venuto giù lo stadio” Marc Schnatterer
Una caratteristica che potrebbe sembrare una normalità per una realtà che rappresenta una cittadina di 50mila persone, dove tutti si conoscono. Anche tra calciatori e tifosi. Non è insolito trovarli allo stesso tavolo con una birra in mano. Capita anche e soprattutto a Marc Schnatterer, il capitano dell’Heidenheim. Una leggenda del club. È il recordman per presenze (426), per goal segnati (122) e per assist (123) nella storia del club. Nasce ala, ma ha giocato praticamente in tutti i ruoli tra centrocampo e attacco. Compirà 35 anni a novembre ed è ancora in forma smagliante, visto che ha saltato solo 7 partite nelle ultime 8 stagioni. Per il resto, sempre in campo. Il segreto è anche una dieta particolare: mangia un piatto di spaghetti al ragù la sera prima di ogni partita. Sembra che funzioni. È anche uno specialista dal dischetto: prima dell’errore contro l’Aue di maggio 2020, aveva attiva una striscia di 20 elfmeter consecutivi realizzati.
Per molti anni, Schnatterer è stato considerato il miglior giocatore della Zweite e della Dritte e in generale è riconosciuto come uno dei calciatori più forti del calcio tedesco a non aver mai giocato in Bundesliga. Le offerte, per sua stessa ammissione, non gli sono mancate, ma è sempre rimasto all’Heidenheim perché ha sempre trovato le condizioni ideali per esprimersi al meglio: un ambiente che non trascuri l’uomo e la famiglia. “Ci sarebbero altre realtà di Bundesliga come Friburgo Augsburg e Mainz che sono simili a qui, ma sto bene, non ho ragione di andarmene”, ha dichiarato. La rivista ’11Freunde’ l’ha paragonato a Francesco Totti per la fedeltà al suo club e lo ha inserito tra le opzioni sul proprio sito per votare il miglior calciatore dello scorso decennio.
“Non so se tutto sarebbe andato così bene senza di lui. È il motivo per cui sono stato in grado di affermarmi, abbiamo una relazione speciale. Sa che tipo di persona sono, sa come gestirmi” Schnatterer su Frank Schmidt
Anno dopo anno, anche grazie al proprio numero 7 e simbolo, l’Heidenheim ha consolidato la propria posizione nelle gerarchie del calcio tedesco e facendosi un nome grazie alla DFB-Pokal. Già nel 2016 arrivò fino ai quarti di finale, ma è stato il 2019 l’anno in cui i 15mila della Voith-Arena – impianto vecchio stampo, con tanti posti in piedi e pochi da seduti, fresco di diverse ristrutturazioni – hanno raggiunto il punto più alto: l’ottavo di finale vinto contro il Bayer Leverkusen, valso il pass per una comparsa all’Allianz Arena, il più grande palcoscenico nella storia dell’Heidenheim. Per la cronaca, il Bayern vinse 5-4, facendo una fatica immane. Sotto 1-2 all’intervallo, poi rimontato da 4-2 a 4-4, prima del goal di Lewandowski su rigore a 5 minuti dal termine. Quel pomeriggio il polacco non fu nemmeno il miglior attaccante in campo, visto che un altro Robert, Glatzel, ne fece tre.
Discreta soddisfazione per un nativo di Monaco, ex 1860, oggi giocatore del Cardiff: in estate l’Heidenheim lo ha ceduto per 6 milioni di euro. Un record per il club. Fino ad allora il primato lo aveva Niederlechner, oggi star dell’Augsburg, ceduto al Mainz per due milioni nel 2015 e probabilmente nome più noto tra quelli che son passati dalla città del sud della Germania nella sua breve storia. Per sostituirlo è arrivato quello che in questa stagione potrebbe essere definito il miglior giocatore a disposizione di Schmidt, ovvero Tim Kleindienst, ex giocatore del Friburgo di Streich già passato in prestito tre anni fa: 14 goal e 6 assist quest’anno in Zweite, il migliore per partecipazioni nelle reti di tutta la squadra.
Non è l’unico che all’Heidenheim si è guadagnato la seconda possibilità della sua carriera, giocandosela tra l’altro nel migliore dei modi. Come lui anche Leipertz e Multhaup, bocciati dallo Schalke 04, Mainka bocciato dal Dortmund. Soprattutto, Niklas Dorsch, bocciato dal Bayern Monaco: classe 1998, è già un pilastro della nuova Under 21 tedesca, nonché uno dei centrocampisti maggiormente attenzionati di tutta la Zweite, con un piede delicatissimo e intelligenza calcistica sopraffina. Uno che in Baviera potrebbero rimpiangere, per capirci. Oppure riprendere. Soprattutto se l’Heidenheim dovesse proseguire a questo ritmo verso l’ambizione più grande: la promozione.
Il terzo posto valido per il playout contro il Werder Brema, i 180 minuti più importanti nella storia del club, è diventato realtà all’ultima giornata, grazie al suicidio dell’Amburgo. L’HSV vive un incubo. L’Heidenheim, invece, vive un sogno. E non è mai stato così vicino anche solo all’idea di poterlo davvero realizzare.
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