Milannews24
·20 settembre 2024
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·20 settembre 2024
Dal derby Inter Milan alla situazione in bilico di Fonseca fino alla lotta scudetto e molto altro. Aldo Serena, doppio ex di lusso della stracittadina di Milano, esce allo scoperto in esclusiva per Milannews24.
Meno 2 a Inter Milan: che derby sarà? I nerazzurri sono strafavoriti?
«Nei derby può succedere di tutto. A volte chi è sfavorito trova l’energia e la motivazione per fare delle grandi partite. In questo momento le due squadre stanno vivendo momenti completamente diversi. L’Inter è ripartita con le basi solide con le quali ha vinto la seconda stella l’anno scorso. I nuovi giocatori si sono inseriti in un meccanismo già collaudato senza avvertire particolari problemi. Parlo di Taremi e Zielinski, giocatori che hanno già esperienza internazionale consolidata».
E il Milan?
«Il Milan è in una situazione molto difficile a livello di gioco e costruzione del gruppo inteso come allenatore, giocatori e dirigenti. Secondo me la qualità della rosa del Milan è elevata. Forse non c’è un assemblaggio, un gruppo con caratteristiche tali da poter fare bene la fase difensiva e poi quella offensiva».
Lautaro contro Morata, Thuram contro Abraham: sarà la partita degli attaccanti?
«Il Milan ha nel centrocampo il punto dolente, nel senso che deve trovare un equilibrio tra fase difensiva e offensiva. E pure la capacità di essere simmetrico e compatto, senza sbilanciarsi. Penso che il centrocampo del Milan sia il punto di domanda. Se troverà la compattezza difensiva e avrà la capacità di imbeccare velocemente gli attaccanti, potrebbe ribaltare il pronostico. Lo stesso vale per l’Inter che ha un centrocampo con alternative di alto profilo. Finora non è stato brillantissimo Calhanoglu, ma penso che contro gli ex ci tenga particolarmente… ».
E’ rimasto sorpreso da questa partenza così difficoltosa del Milan?
«Chi allena grandi squadre con un passato glorioso sa che deve partire bene. E’ importantissimo che si inserisca un meccanismo positivo e virtuoso, altrimenti, se si fa fatica all’inizio, si instaurano critiche spietate di tifosi e giornalisti, sopratutto a San Siro. E quindi i giocatori vanno in campo con una pressione grande e quelli con meno personalità ne sono condizionati e non riescono a fare quello che dovrebbero. Quando succede questo la situazione diventa molto complicata ed è difficile invertire la rotta».
Che idea si è fatto su Fonseca? Come mai sta avendo tutti questi problemi?
«Fonseca mi sembra un allenatore attento alla comunicazione e a non creare ulteriori tensioni. In questo fa bene, ma la squadra deve avere una reazione. Altrimenti anche questi comportamenti molto delicati dell’allenatore possono creargli problemi alla lunga. E’ sulla graticola, i giornali parlano di avvicinamento: anche per lui non è semplice».
Se Fonseca dovesse fallire la prova derby e dovesse essere esonerato, chi vedrebbe bene Serena in panchina tra i nomi che si sono fatti in questi giorni?
«Per rispetto di Fonseca che ha sulle spalle un macigno in questi giorni, non dico niente…».
Al Milan secondo Serena c’è un problema di carenza di leadership? Manca un giocatore in grado di trascinare la squadra in campo?
«Al Milan ho conosciuto Franco Baresi giovanissimo e a 22 anni era capitano e non aveva nessun problema a prendere in mano le redini della squadra quando la situazione era complicata. La leadership non si acquista al supermercato: la si ha e la si costruisce nel tempo. Il Milan secondo me ha giocatori esperti. Penso a Loftus Cheek che ha una caratura internazionale da tempo. E poi Pulisic che anche quando il Milan è in difficoltà e non fa bene, lui è sempre tra i più positivi. Leao e Theo Hernandez devono fare il salto a livello di personalità. Sono bravissimi, ma finché non li vedi in campo non sai quali saranno, nel senso che potrebbero essere quelli visti contro il Liverpool come quelli del Venezia che distruggono gli avversari. La continuità è un altro termine che distingue il campione dal non campione».
Nel mirino di giornalisti e tifosi è finita anche la società con Ibrahimovic in prima linea dopo l’intervista in cui è autodefinito “boss al comando” della squadra.
«Ibrahimovic come giocatore ha dato tantissimo al Milan sono diversi punti di vista. Alcuni giocatori sono stati delle bandiere, ma non sono riusciti ad essere grandi dirigenti. Io penso che lui dovrebbe essere un po’ più accorto. Se è vero, come ha detto, che gli sono state date in mano le redini del Milan, allora non doveva andarsene via 15 giorni… In un contesto molto difficile, con un allenatore nuovo e una squadra che fa fatica a decollare, si resta presenti, si va tutti i giorni a Milanello e si è a stretto contatto con giocatori e tecnico».
Prima del derby già domani c’è Juve Napoli. Che partita si aspetta? Saranno loro due le antagoniste dell’Inter per lo scudetto?
«Quando giocavo io Juve Napoli erano duelli che valevano lo scudetto: da una parte c’era Platini e dall’altra Maradona per dire i giocatori più rappresentativi. So benissimo che queste partite sono uniche e sentissime da entrambe le tifoserie. Le due società hanno lavorato bene in estate e si stanno formando squadre nuove. Conte ha la possibilità di lavorare tutte le settimane senza le coppe e per lui è molto importante perché fa un lavoro profondo dal punto di vista tattico, fisico e atletico. Ha bisogno di un rapporto costante coi giocatori. Quindi in quel caso il fatto di non avere le coppe sicuramente darà tristezza ai tifosi del Napoli, ma è un’arma in più di Conte per vincere lo scudetto».
E la Juve ?
«La società bianconera ha lavorato bene e ha dato una rosa ampia a Thiago Motta che può competere per tutti i traguardi della stagione. Guardo sempre con molto interesse Thiago Motta perché credo sia un allenatore nuovo, ha un calcio razionale ma moderno, ha un rapporto buono e paritecnico con i giocatori senza fare sconti a nessuno, ma è anche empatico. Mi sembra che la Juve sia andata a colpo sicuro».
L’Udinese prima in classifica è la notizia clamorosa di questo avvio di Serie A. Come commenta ciò?
«E’ la sorpresa perché fino all’ultima giornata della passasta stagione era in bilico per finire in Serie B e si è salvata all’ultimo istante. Penso che l’Udinese ha avuto nella sua dirigenza dei colpi d’ali notevoli. Ha preso un allenatore abbastanza sconosciuto come mantenendo sempre una rosa competitiva. Il tecnico ha messo in campo fino adesso un buon gioco, ordinato e che deve valorizzare dei giocatori per poter finanziarsi. In Friuli penso siano contenti che stia andando tutto per bene».
Altra notizia clamorosa di questi giorni è l’esonero di De Rossi: che idea si è fatto su questa scelta improvvisa della Roma?
«Gli era stato fatto un contratto di 3 anni… Se c’era qualche dubbio probabilmente un triennale non andava fatto. Se invece non c’erano dubbi mi sembra un esonero affrettato. Da lontano guardo e mi sorprendo: non capisco».
Il calcio italiano è stato colpito dal lutto della morte di Totò Schillaci. Che ricordo ha Serena di questo attaccante?
«Ci sono quei momenti di coesione sociale in cui l’Italia si raccoglie intorno a dei simboli e lui nei Mondiali di Italia 1990 lo è stato perché era arrivato in sordina dopo essere arrivato da poco alla Juve. E’ stata una sorpresa e tutti si sono identificati in lui. Non si è vinto il Mondiale, ma in quel momento è stato un alfiere della nazione».
Si ringrazia Aldo Serena per la cortesia e la disponibilità mostrate in occasione di questa intervista
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