Calcio e Finanza
·7 novembre 2024
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·7 novembre 2024
“Quello striscione non doveva essere esposto allo stadio”: con queste parole il ministro dell’Interno francese, Bruno Retailleau, ha condannato tramite un post su X il banner pro-Gaza che è stato esposto ieri sera, prima della partita di Champions League tra il Paris Saint-Germain (Psg) e l’Atletico Madrid al Parco dei Principi. “Chiedo al Psg di dare una spiegazione e alle squadre di vigilare affinché la politica non rovini lo sport, che deve sempre restare un fermento unitario”, ha dichiarato Retailleau nel suo messaggio.
Prima dell’inizio del match, che ha visto il Psg perdere 1-2, il Collettivo Ultras Paris (Cup) aveva srotolato uno striscione con la scritta “Free Palestine”, arricchito con i colori del Psg, rosso e blu, e una bandiera palestinese insanguinata, accanto a quelle del Libano, insieme a immagini di Gerusalemme, carri armati e una figura con il keffieh.
Paris Saint-Germain fans just unfurled this giant banner before tonight's PSG-Atlético Madrid match–
Lo striscione, molto grande, copriva tutta la curva Auteuil, la zona riservata agli ultras parigini, e sopra di esso c’era una bandiera con la scritta “la guerra in campo ma la pace nel mondo”. Il Paris Saint-Germain, in una dichiarazione all’Afp, ha fatto sapere che “il club non era a conoscenza del progetto di esporre quel messaggio” e ha ribadito che “il Parco dei Principi è, e deve restare, un luogo di unione attorno alla passione comune per il calcio, e si oppone fermamente a ogni messaggio di natura politica nello stadio”.
Il presidente del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia, Yonathan Arfi, ha protestato duramente, definendo lo striscione “scandaloso” in un post su X: “Una cartina in cui lo stato di Israele non esiste più. Un combattente palestinese col volto coperto. Non è un messaggio di pace, ma un’esortazione all’odio”.
Tuttavia, non ci sarà alcun intervento da parte della UEFA. L’UEFA infatti non avvierà alcuna procedura contro il PSG, ha dichiarato l’ente giovedì all’AFP. “Non ci sarà un caso disciplinare poiché il striscione esposto non può essere considerato provocatorio o offensivo in questo caso specifico”, ha precisato un portavoce dell’UEFA. L’articolo 16.4 del regolamento disciplinare dell’ente europeo consente di sanzionare “qualsiasi messaggio provocatorio inadeguato a un evento sportivo”, in particolare “qualsiasi messaggio provocatorio di natura politica, ideologica, religiosa o offensiva”. Non vieta quindi tutte le dichiarazioni politiche negli stadi di calcio, ma solo quelle giudicate “provocatorie” o offensive, un criterio ad esempio applicato agli striscioni e ai cori omofobi, nonché ai cori razzisti dei tifosi ungheresi durante l’Europeo del 2020.
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