Verso la finale di Copa Sudamericana: 2016, il dramma della Chapecoense | OneFootball

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·22 gennaio 2021

Verso la finale di Copa Sudamericana: 2016, il dramma della Chapecoense

Immagine dell'articolo:Verso la finale di Copa Sudamericana: 2016, il dramma della Chapecoense

Dopo i fatti incresciosi del 2012, la Copa Sudamericana si era ripresa regalando al mondo finali e campioni di qualità, ma nel 2016 questa competizione ripiombò nelle tenebre più nere. Avrebbe dovuto dare vita a una doppia finale leggendaria dove da un lato ci sarebbero stati i neo campioni del Sudamerica dell’Atlético Nacional, pronti a compiere una storica doppietta che sarebbe stata unica in quanto dall’anno seguente la Sudamericana sarebbe stato un torneo a tutti gli effetti come l’Europa League da disputare parallelamente alla Libertadores, e i piccoli brasiliani della Chapecoense che sorprendendo tutti erano riusciti a qualificarsi per un trofeo continentale arrivando perfino in finale. La galoppata del Furaçao do Oeste fu straordinaria e iniziò subito con una rimonta ormai impossibile. Il turno preliminare fu contro i connazionali del Cuiabá e, dopo la sconfitta in trasferta per 1-0, fu Douglas Mendes di testa a segnare lo 0-1 anche all’Arena Condá. Nella ripresa il Verdão però si riprese e fece partire una fantastica rimonta con Bruno Rangel autore della doppietta decisiva dopo il pareggio di Lucas Gomes. Gli ottavi di finale sembravano proibitivi contro gli argentini dell’Independiente, la squadra più vincente nella storia della Copa Libertadores. Caio Júnior sapeva che i suoi ragazzi avrebbero potuto tremare di fronte a un avversario così prestigioso e di livello, furono proprio i Diavoli Rossi a vincere la Sudamericana l’anno seguente, e quindi scelse di impostare due partite sulla difensiva. Lo 0-0 di Avellaneda venne bissato anche a Chapeco e si andò così ai calci di rigore. Thiego alzò troppo il suo sinistro e colpì la traversa, ma ci pensò uno straordinario Danilo a parare il rigore a Benítez per mantenere lo 0-0. Cléber Santana calciò debole e centrale e anche Campaña parò prima della rete di Vega che sbloccò il risultato. Dopo due rigori gli argentini erano in vantaggio ma a seguito del gol di Machado fu ancora Danilo a volare sul destro di Rigoni e riportare la parità. Gli ultimi rigori vennero segnati da entrambi i lati e si andò a oltranza. Per il sesto tiro dagli undici metri andò Gil che si fece parare la conclusione e tutto ormai sembrava tristemente segnato. Il portiere del Verdão però si erse ancora di più a eroe della serata parando prima su Sánchez Miño e poi su Tagliafico. La Chape aveva compiuto l’impresa.

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Ai quarti di finali i colombiani dell’Atlético Junior furono avversari di primo livello, ma l’Arena Condá divenne un inferno dopo la sconfitta per 1-0 in trasferta e ancora una volta fu possibile la rimonta. Ananias e Gil nel primo tempo e Thiego nella ripresa permisero di concludere il ritorno con in trionfale 3-0 che voleva dire semifinale contro il San Lorenzo. Due anni prima gli argentini si erano laureati campioni del Sudamerica e il Furaçao era chiamato a un’altra leggendario doppio incontro. Al Nuevo Gasómetro fu Cauteruccio a portare in vantaggio i padroni di casa su punizione ma nella ripresa ecco il decisivo pareggio. Dener crossò dalla sinistra e Ananias si smarcò da Mas e di sinistro calciò all’angolino che sorprese Torrico. L’1-1 in trasferta era un risultato preziosissimo e permise alla Chapecoense di alzare le barricate in vista del ritorno. El Ciclón provò in tutti i modi a segnare, ma il muro del Verdão resse per tutti i novanta minuti. Lo 0-0 non cambiò mai e grazie alla regola dei gol in trasferta Caio Júnior e i suoi ragazzi avevano costruito una storia impensabile.


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La finale contro i fortissimi colombiani dell’Atlético Nacional sembrava essere il preludio a un’altra impresa storica e il ritorno in casa faceva ben sperare, ma quelle gare non si giocarono mai. Il Volo LaMia 2933 precipitò a pochi chilometri dall’arrivo a Medellín e degli ottantuno passeggeri solo sei rimasero in vita. Una tragedia incredibile e che nessuno poteva di certo prevedere e che portò la Conmebol, in pieno accordo con la società colombiana, ad assegnare d’ufficio quella Copa Sudamericana alla Chapecoense. Non ci fu nulla da festeggiare, ci fu spazio solo per la tristezza e lo sconforto perché una grande squadra che aveva fatto sognare una città da sempre ai margini del calcio btasiliano era scomparsa nel modo più fatale e tragico.

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