Milannews24
·13 de maio de 2025
Ancora a tutto Boban! Da Cardinale e Ibrahimovic ai retroscena sulla squadra. E su un ritorno di Maldini…

Milannews24
·13 de maio de 2025
Ospite al canale Youtube del noto giornalista Andrea Longoni, Zvonimir Boban, ex calciatore e dirigente del Milan, ha rilasciato molteplici retroscena sulla sua avventura in rossonero. Di seguito la seconda parte delle parole del Presidente della Dinamo Zagabria.
PAROLE – “Bennacer è un giocatore super sottovalutato, e anche tu l’hai fatto perché non l’hai capito. Cosa non ti piace di Bennacer?”
La tenuta fisica, i tanti infortuni… È stato tanto fuori.
“Ci sta, anche io sono stato tanto fuori, anche altri sono stati tanto fuori”.
Sembrava non volesse rimanere più al Milan:
“Ma perché l’hanno massacrato in tutte le maniere. Bennacer è un giocatore straordinario, sottovalutato. Quello che ha dato al Milan è eccezionale. Non difendo la scelta che abbiamo fatto su Bennacer. Anzi, mi diverto anche a riconoscere i miei errori nella maturità che spero a 57 anni dovrei avere. Anzi, le mie sconfitte sono quelle che mi hanno aiutato a capire le cose. Bennacer è il giocatore che ruba più palloni al mondo per minuti giocati. È il giocatore che quasi più tocca palla rispetto ai minuti giocati, è sempre sulla palla. Non so come la gente non lo veda”.
Post infortunio nel derby non ho più visto quel giocatore lì:
“Ma sì, post infortunio ci vuole un po’ di tempo affinché torni. Ad altri si è dato tutto il tempo e a lui invece subito… Non ha saputo comunicare, è un ragazzo chiuso, un soldato totale. Com’è che mi sono interessato tanto a lui? Intanto Giampaolo disse che avremmo dovuto prendere Bennacer. Siamo andati a vederlo meglio e trovo una dichiarazione di Cristiano Ronaldo, parlava dei giocatori che gli piacciono in Italia. E disse di questo numero 10 dell’Empoli. Neanche ricorda il nome. Se lo dice Ronaldo che non ha fatto complimenti a nessun altro giocatore al mondo allora vado a vedermi sta partita… Assurdo, li ha massacrati da solo, la Juve non riusciva mai a beccarlo. Lì era un 10, ha fatto un casino della Madonna. Andava ripulito, andava stabilizzato, non sapeva neanche come girarsi per cambiare gioco. Ci abbiamo lavorato. Dopo vedo che è stato nelle giovanili dell’Arsenal e allora chiamo Wenger. Lui mi dice: “Zvone, se devi andare in guerra con una persona al mondo allora ci vai con Ismael”. Allora sai, uno più uno, ti piace per le potenzialità e allora lo prendi. Non per giocare subito, andava un attimo lavorato: guardava solo la palla, era un 10 adatto e arretrato. Lui nasce 10, si vedeva. Ma è anche un 8, vince il premio come MVP della Coppa d’Africa come 8, non come 6”.
Quali sono le tue considerazioni su Paolo Scaroni?
“Una persona che non dovrebbe mai essere nel calcio. Non c’entra nulla col calcio. Però sai, certe persone per i poteri che hanno avuto e dalle posizioni che hanno avuto non si sono mai veramente chieste profondamente, non hanno mai creato quella struttura spirituale per chiedersi: ma è giusto che io vada di la? Perché si va ovviamente verso interessi. Ma il Milan?… Non c’entra nulla col Milan. Seppur sia comunque un grande manager, ha avuto grandi successi. Io non ho seguito la sua vita così come lui non ha seguito la mia. Una volta si doveva andare in Lega Calcio e lui non riusciva. Eravamo allo stadio, io gli davo del lei perché lo tenevo abbastanza distante, Maldini gli dice: “Paolo, per Zvone questo è stato il suo pane negli ultimi anni, ha fatto le istituzioni, conosce la Lega, sa fare queste cose”. Poi avevo anche nel contratto questi di doveri di rappresentanza, ma non me ne fregava nulla perché dovevamo sistemare altre cose. E Scaroni fa: “Ok, allora mandami il tuo curriculum…” (ride, ndr)”.
Ti ha chiesto il curriculum?
“L’ho mandato a quel paese e l’ho buttato via dall’ufficio. Gli ho detto: “Che cazzo ci fai tu nel calcio?”. Mi ha detto: “Perché dovrei sapere quello che hai fatto tu nella vita?”. Va bene (ride, ndr). Non devi, ma allora neanche io ti devo portare rispetto. Ma l’ha detto in una maniera naturale, neanche rendendosi conto secondo me. Non è che me la sono presa dopo, ma al momento ho reagito prendendo e buttandolo fuori dall’ufficio. Ecco, questo penso di Scaroni”.
Cosa pensi invece di Giorgio Furlani?
“Giorgio Furlani è un milanista, un vero milanista. Ma a modo suo. Lui è stato costruito diversamente. Lui è stato un matematico, un businessman di un fondo e quella è la sua maniera di vedere le cose, non riesce a distinguere bene quello che per noi rappresenta il Milan. Però l’ha tifato tutta la vita, l’ho conosciuto già prima e non è in discussione. Poi lui ha i suoi capi a cui risponde religiosamente, dimenticandosi della passione, dello sport, del calcio, di tutto quello che è appartenenza, di tutti gli altri valori che sono il Milan per tutta la gente normale che ama il Milan. Lì non ci arrivi, lui è proprio quadrato come manager e basta. Non sa fare calcio, quali competenze ha Giorgio Furlani per fare calcio? Ed è normale. Dovrebbe circondarsi di persone che capiscono di calcio. Uno che ha capito tanto l’ha mandato via. Anche lui avrebbe dovuto porsi domande, capire cos’è il bene del Milan e che Maldini e Massara erano un bene del Milan. Era protezione tecnica, per non dire della rappresentanza del simbolismo che Paolo in sé porta. Gli rimprovero più quello che il fatto che sappia o non sappia… Non sa. E lui pensa che Moncada sa tutto. Questo è il fatto. Perché lo scouting per lui basta per capire tutto. Allenatore? Figurati, allenatore grande o meno vediamo: questo è il budget e via, sono uguali. Non danno importanza a queste cose perché non sanno fare calcio. Non hanno idea”.
E il DS a questo proposito?
“Se si arriva ad un DS sarà completamente chiuso e impalettato, praticamente ridotto ad una tecnocrazia di un livello senza avere ambizioni. Non credo che avrà un ruolo importante che possa cambiare la storia. Dovrebbe avere invece un ruolo di rappresentanza della società, essere in mezzo tra squadra, allenatore e società: proteggere tutti e tutto, questo fa il Direttore Tecnico. Deve vedere quando un giocatore è in crisi, l’allenatore non gli parla e deve andare dal giocatore. Quando l’allenatore è in crisi o magari è un po’ scombussolato deve fargli due domande per chiarirgli le idee o mettergli un po’ di pressione. È troppo importante il ruolo del DS, ma non è che loro lo vedono così. Per Giorgio già Moncada, ottimo scout come ho detto, può scegliere i giocatori e questo basti. Tutto l’altro lavoro da DS non credo lo considerino importante, altrimenti ci sarebbe già stato da mesi”.
Qualche mese dopo quella famosa intervista a Sky hai capito il ruolo di Ibrahimovic?
“A me dispiace. Io l’ho detto per il bene di Ibrahimovic a cui voglio tanto bene. Gli sono affezionato e lo sarò sempre soprattutto per quel momento in cui è tornato e quello che ha dato al Milan in quell’anno e mezzo. Non mi sposterò da questo, è un mio fratello calcistico se vuoi. Per tutto quello che sta facendo ora non è da Ibrahimovic, non per quello che pensavamo fosse. Anche questa delegittimazione ultima… Con la sua proclamata forza, dignità e coraggio te ne vai subito. Subito. Dov’è sparito tutto quello che io pensavo avesse? Mi dispiace tanto, non fa bene a lui ma non fa bene a nessuno perché è un giocatore straordinario e comunque ha dato al Milan tanto. Possiamo vederla come una crescita, come un disorientamento nell’essere rimasto senza certe chiarezze che il calcio dà. Ci sta, ma spero che arrivi alle conclusioni giuste e si distacchi e cresca veramente come Dio comanda”.
Lui alla fine fa anche l’influencer su Instagram, no?
“Lui non è dirigente del Milan, è di RedBird. Non è nell’organigramma. Scherzo (sorride, ndr). Non si protegge lui per quello che è stato, questo mi addolora. Però bisogna pensare, bisogna studiare, bisogna leggere, bisogna pensare agli altri e a lavorare su se stessi”.
Cosa ne pensi di Cardinale?
“Non mi interessa minimamente”.
Della squadra scudetto è rimasto poco o nulla e probabilmente quest’estate verrà ulteriormente smantellata…
“È difficile spiegarselo, come se si volesse fare una demaldinizzazione o demassarizzazione. Io c’ero all’inizio ma loro due sono stati il simbolo di questi tre anni. È dura anche crederci, perché farsi male così? Probabilmente non credevano che certi giocatori potessero fare bene al Milan ma quello che non hanno capito è che non è solo questione di qualità individuale, ma è questione di come tu assembli la squadra, lo spirito che si è creato: hanno vinto insieme, sono dei vincenti. Aggiungi qualcosa e hai già una bellissima squadra. Aggiungi un terzino destro, una punta giovane… Investi! Compra Osimhen, prendi un grande terzino destro. Lì hai una squadra che è stata in Semifinale di Champions League, ha vinto uno Scudetto. Una squadra che ha carattere, che uno spinge l’altro, che in campo funziona. Smantellare questo è stato di una imprudenza pazzesca, e ad inizio estate l’avevo detto. Non è il fatto di qualità individuale dei giocatori, è quello il punto. È il gruppo, sappiamo che lo spirito di gruppo tante volte è più forte delle individualità. Se non c’è quello non vinci mai”.
Senti mai Maldini, commentando quello che succede al Milan?
“Parliamo, sì. Soffre, so che soffre. È dura. Però ovviamente rimane sempre tanto tanto attaccato al Milan, è nato da vero Milanista. Io ci sono diventato, voi che ci siete nati è tutta un’altra cosa e me ne rendo conto perché io sono della Dinamo Zagabria dal primo giorno. Seppur io ami e rispetti tanto il Milan i simboli e le bandiere sono altri. Paolo sente tutto questo, ha dato tutta la vita per il Milan. L’altro giorno gli ho detto che alla fine deve essere felice, alla fine dei conti, che torni o che non torni – chi lo sa, a lui un po’ non dispiacerebbe (sorride, ndr). Gli anni arrivano per tutti ma lui sarebbe ancora abbastanza fresco – lui ha comunque completato la sua storia al Milan. Da giocatore non ne parliamo, ma adesso anche da dirigente. E ora la gente gliel’ha riconosciuto ma all’inizio è stato un disastro. Per lui, per me, per tutti”.
Mi seguivi già quando parlavo della possibilità di un ritorno con gli arabi?
“Non eri così importante al tempo ma qualche video l’ho visto sì… Non mi ricordo benissimo…”.
Tornerà Paolo? È il sogno dei tifosi:
“Prima abbiamo parlato, sarebbe pronto sempre a ridarsi nella maniera più assoluta al Milan come ha fatto sempre come da giocatore o da dirigente. Se succederà non lo so, non ho la minima idea. Non ho la minima idea. Sinceramente se mi avesse detto una cosa del genere non te l’avrei svelata qua. Ma non mi sembra che ci siano delle situazioni… Ecco”.
E tu tornerai mai al Milan?
“Non tornerò mai più al Milan. Amerò sempre il Milan. La mia ultima stazione calcistica è la Dinamo Zagabria, dopo questa esperienza non lavorerò più nel calcio, duri quanto duri. Ho abbastanza le idee chiare di quello che voglio fare. È un po’ un cerchio che si chiude. Mio padre ha fatto il rappresentante della Dinamo Zagabria in un piccolo posto dove sono tutti dell’Hajduk Spalato. È come se tu nascessi milanista in un posto in cui sono tutti interisti. Giuro per dare un’idea. Sono cresciuto così, poi a 13 anni vado in una scuola calcio della Dinamo Zagabria dove gioco con mio fratello, viviamo nelle vecchie baracche dove vivevano i giovani. Poi a 15 anni e mezzo sono in prima squadra, a 18 capitano… Sono nato nel blu, tutto il mio scorrere è nel blu e finirò nel blu. Voi siete nati nel rossonero, vivrete nel rossonero e finirete nel rossonero. Per me questa è la Dinamo Zagabria. Il Milan lo amo tantissimo e lo rispetto tantissimo, ha una classe, ha qualcosa di diverso rispetto a tutte le altre società al mondo. Un po’ il Barcellona ha qualcosa, ma non questa classe. Nessun’altra società al mondo ha questa classe che ha il Milan”.
Se la stagione del Milan dovesse finire con il miglior scenario possibile, quindi la vittoria in finale di Coppa Italia, come la giudicheresti?
“Ormai c’è un’accettata mediocrità da parte di tanta gente. Essere felici per una Supercoppa che non si doveva mai giocare… Poi bellissimo, io quella sera ho goduto tanto perché è troppo divertente farlo in quella maniera. Ma dopo finisce lì, è un flash. Purtroppo la stagione è abbastanza drammatica, non è all’altezza della grandezza del Milan. Nessuno che capisce veramente, che dà valore a cosa dovrebbe essere l’AC Milan, può essere contento di questa stagione. Ai tempi ci facevano capire di uscire subito dalla Coppa Italia per giocare campionato e Champions League. Questo è il Milan e a questo deve ambire ognuno che lavora al Milan e ama il Milan. Questi sono i livelli del Milan, questa è la grandezza del Milan. Non adesso con la Coppa Italia, salva cosa? Personalmente, zero. Anzi, è quasi un po’ triste. È ridicolo. Può salvare il Bologna, può salvare qualche altra squadra media che ha vinto poco. Al Milan non può salvare la stagione. Meglio vincerla, anche per dare un po’ di forza ai ragazzi, per farli sentire un po’ più forti per l’anno prossimo dove bisognerà sistemare le cose. Questo sì, meglio vincerla. Ma che la Coppa Italia salvi la stagione al Milan… Dai, dai, non scherziamo”.
Chi vorresti come allenatore l’anno prossimo?
“Non ci ho pensato tanto: Conte, come tutte le persone che capiscono di calcio. Seppure io credo che sarebbe un rapporto molto difficile tra questa proprietà ed Antonio Conte. Non so quanto durerebbe e quanto riuscirebbe ad accettare certe cose, quanto si scontrerebbero su giocatori, sul mercato e su quello che lui vede necessario perché il Milan migliori e vinca. Perché lui vuole vincere. Quindi… Ma non ci ho pensato sinceramente. Quello che è stato l’ultimo Allegri non mi è piaciuto assolutamente, non puoi fare quel calcio lì al Milan. Fare solo pragmatismo non è da Milan, seppure io rispetti le sue capacità di capire gli equilibri della squadra e capire dove le altre squadre hanno problemi. A me piace un ideale diverso per il Milan, cercherei un allenatore che faccia un gioco da Milan”.
Come se ne esce da questa situazione? Cosa dici ai tifosi milanisti in questa situazione?
“Spero che in un certo momento si arrivi ad una proprietà più ambiziosa, più di calcio, che capisca cos’è il Milan, i suoi valori e la sua grandezza. L’hanno stabilizzata, stanno facendo bene il marketing e ok, che portino dentro gente veramente che di calcio ne sappia e che abbia la passione e l’ambizione per vincere, altrimenti ci scontreremmo sempre sugli stessi problemi. Seppur dico che ci sono tanti giocatori buoni. Mica posso dire che Reijnders e Fofana non sono buoni acquisti. Sì che sono buoni acquisti. Maignan non è un fenomeno? Spero che lo rinnovino… È questo il punto. È difficile che loro cambino la loro cultura e l’idea di quello che per loro è l’azienda Milan, mentre per noi è il club Milan. Quindi spero che possano cambiare la rotta, prendere gente che capisce di calcio e che si possa costruire un Milan diverso e vincente, o almeno competitivo. Basta che ripensino a cos’è il Milan veramente, allora si renderanno conto. Però loro devono cambiare su”.