Calcio e Finanza
·10 de abril de 2025
Marotta: «L’Inter fallisce? Su di noi se ne dicono tante: in Italia c’è invidia»

Calcio e Finanza
·10 de abril de 2025
“C’è chi dice che l’Inter vince o fallisce? Fallite è una parolaccia. Su di noi ne dicono tante, fa parte del concetto italiano della cultura dell’invidia. Chi vince si porta dietro questo concetto che è sbagliato. Non abbiamo mai rischiato il fallimento, abbiamo una esposizione finanziaria che controlliamo benissimo, non abbiamo altri debiti verso fornitori e banche altrimenti non avremmo potuto essere iscritti. Abbiamo parametri finanziari economici da rispettare, non siamo mai incappati in multe. Paghiamo regolarmente tutti i debiti e contributi. C’è questo luogo comune di confondere le difficoltà sopra la nostra testa rispetto alla gestione ordinaria dell’Inter”. Lo ha detto il presidente dell’Inter Giuseppe Marotta, intervenuto durante l’evento “Il Foglio a San Siro”.
“Ho avuto un peso nel confronto Paratici-Milan? È una leggenda metropolitana. Come è possibile immaginare io abbia potuto condizionare la proprietà, il presidente o l’ad del Milan, tutte persone che hanno competenze e non aspettano un mio suggerimento. Anche volendo, qual è l’accusa? Cosa avrei fatti? Se Paratici viene a fare il direttore sportivo del Milan sarei anche contento perché mi genererebbero ulteriori stimoli, per cui sarei ancora più incazzato”.
“In corsa per tutto? Noi siamo contenti di essere presenti al momento giusto nelle varie competizioni, questo è quello che miravamo a raggiungere e l’abbiamo raggiunto. Abbiamo l’obbligo a crederci fino in fondo. Abbiamo vinto a Monaco ma non abbiamo vinto nulla, c’è una partita di ritorno quindi dobbiamo avere la stessa determinazione vista in Germania”.
“La vittoria l’abbiamo portata a casa meritatamente con la consapevolezza di voler vincere, ora abbiamo il ritorno dove si invertono le parti, noi saremo i favoriti e starà a noi avere la mentalità e le motivazioni giuste. Non possiamo però dimenticare che sabato c’è un appuntamento importante come il Cagliari e se non si concentrato rischi di avere conseguenze. È una partita facile solo sulla carta, dovremo giocare con la stessa determinazione di Monaco di Baviera”.
“Non ci sono partite facili in Italia, anche le squadre in lotta per non retrocedere riescono a crearti problemi. Lo scontro diretto sicuramente è importante, ma tutte le gare sono piene difficoltà e le maggiore sono quelle con le squadre sulla carta facili. Mancano sette giornate, non guardo il calendario ma dico che dobbiamo ancora convivere con tre competizioni che ci portano ad avere più tensioni emotive rispetto alle altre squadre”.
“Mondiale per Club? Intanto è la prima volta che c’è un Mondiale per Club, rappresentare l’Italia è motivo di grandissimo orgoglio che è frutto del lavoro degli ultimi cinque anni grazie al ranking. È una esperienza nuova a cavallo di due stagioni, ci sarà l’inesperienza da parte di tutti nel gestirla in un contesto in cui si rischia di esasperare il numero di partite, tema che porta a grossi rischi e difficoltà anche nella gestione. Le rose ristrette non sono sufficienti per fare fronte agli impegni che abbiamo che sono tanti. Sicuramente siamo davanti ad uno scenario che va armonizzato meglio, ci sono tanti soggetti in ballo, prima o poi dovremo cercare di armonizzare meglio il calendario. Per esempio sono assolutamente a portare il campionato a 18 squadre riducendole da 20. Dal mio punto di vista sono nettamente favorevole alle 18 squadre, magari le squadre meno blasonate preferiscono restare a 20. Lo dico però anche a loro, se le grandi squadre vanno bene anche il movimento calcistico italiano va bene. Se otteniamo risultati vincenti che si trasformano in maggiori ricavi li vogliamo investire nel mercato domestico, che va a braccetto con la volontà di avere uno zoccolo duro di italiani”.
“Seconda squadra? Sono molto orgoglioso perché l’esperimento alla Juventus è partito sotto la mia gestione e ha portato grandi frutti. L’aspetto più importante è creare uno strumento propedeutico ad avere la possibilità di avere la seconda squadra come serbatoio per la prima. È assolutamente indispensabile, oggi c’è troppo divario tra primavera e prima squadra, avere un cuscinetto in mezzo consente di diminuire questo divario. L’Inter farà la seconda squadra al 100% salvo ci sia la possibilità di inserimento nel campionato di Lega Pro, aspettiamo questo aspetto. Giocheremo al Brianteo di Monza e ci alleneremo ad Interello”.
“L’obiettivo è rispondere al tema della sostenibilità, che ci deve accompagnare sempre. Oggi nessun club è in grado di avere un modello come negli anni scorsi, ci sono parametri economici da rispettare. Prima si fa quadrare il bilancio, poi si raggiunge l’obiettivo sportivo. L’equazione che più spende più vince non è vero”.
“Inzaghi? Abbiamo avuto quella circostanza favorevole che si chiama fortuna di prenderlo al momento giusto. Quando Conte andò via non c’erano grandi disponibilità, per fortuna non aveva ancora firmato e abbiamo trovato un professionista serio e un bravo allenatore che è oggi ancora tra i più giovani. Ha dimostrato di possedere conoscenze specifiche del mondo del calcio. Non è bravo solo nella tattica e nella tecnica, ma soprattutto nella gestione degli uomini che è uno degli aspetti più difficili oggi. Lo metterei nella prima fascia tra i miei allenatori”.
“A fine stagione sarei contento se? In Italia se arrivi secondo è una stagione fallimentare, ma non è così. Siamo presenti nel momento gusto nelle varie competizioni, dal punto di vista economica abbiamo ottenuto cifre importanti. Chiaro però che l’ambizione di un dirigente è quello di puntare sempre più in alto. Non vogliamo fare comparse, ma noi vogliamo credere di poter vincere Champions, campionato e Coppa Italia. Sono tre traguardi per cui abbiamo ambizioni”.
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