Sampdoria, dal Club Gaslini: «Mi chiamo chiara e ho 16 anni, tifosa blucerchiata. Mi rivolgo direttamente a chi comanda, e chiedo di…» | OneFootball

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·18 de maio de 2025

Sampdoria, dal Club Gaslini: «Mi chiamo chiara e ho 16 anni, tifosa blucerchiata. Mi rivolgo direttamente a chi comanda, e chiedo di…»

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Sampdoria, vi proponiamo di seguito la lettera di una giovanissima tifosa blucerchiata dopo la retrocessione del club doriano

Vi proponiamo di seguito il post social dal Sampdoria Club Gaslini con la lettera della giovane tifosa Chiara, a seguito della retrocessione:

«Mi chiamo Chiara, ho 16 anni e sono una tifosa della Sampdoria. Lo sono da quando ho memoria, lo sono nel cuore, nella testa, e credo che lo sarò sempre, perché certe passioni non hanno logica, né età, né categoria.


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Scrivo questa lettera a caldo, dopo una delle pagine più nere della nostra storia: la retrocessione in Serie C. Fa male anche solo scriverlo, perché la Sampdoria non è mai stata e non sarà mai una squadra da categorie inferiori. La Sampdoria è storia, è colori, è passione vera. È una maglia che pesa, che va sudata, onorata e rispettata. E onestamente, vedere ciò che è successo in questa stagione lascia dentro un vuoto enorme.

Siamo sinceri: forse in questa Serie B non ci volevano. Forse a qualcuno faceva comodo vederci affondare ancora di più. Troppe coincidenze, troppi episodi strani, troppi silenzi. E noi, tifosi, l’abbiamo percepito fin troppo bene. Ma se questo può essere un alibi. Perché per rappresentare la Sampdoria ci vogliono le palle, e scusatemi la schiettezza. Non basta indossare la maglia blucerchiata per sentirsi parte della storia: quella maglia va rispettata, va onorata.

Tuttavia, al momento non me la sento di puntare il dito solo sui giocatori. Sarebbe facile ora trovare i colpevoli e sparare a zero. Ci sarà tempo per fare nomi e dire tutto quello che c’è da dire. Ma chi ama davvero questa maglia oggi deve guardare in faccia la realtà, anche se fa male. È il momento di svegliarsi, tutti.

E ora mi rivolgo direttamente a voi, a chi siede dietro le scrivanie, a chi “comanda”, a chi prende decisioni che in fin dei conti ricadono sulle nostre spalle: è ora che vi assumiate le vostre responsabilità fino in fondo. Perché questa retrocessione non è solo frutto degli errori sul campo, ma di scelte sbagliate, di silenzi assordanti, di una gestione che ha smesso da troppo tempo di essere all’altezza della storia che rappresentate.»

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