Viste da vicino | Veronica Bernardi | OneFootball

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Hellas Verona FC

·24 de fevereiro de 2025

Viste da vicino | Veronica Bernardi

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Verona - Nuovo appuntamento con 'Viste da vicino' il format di interviste gialloblù in cui le protagoniste sono le ragazze della Prima squadra dell'Hellas Verona Women.

Nona puntata dedicata a Veronica Bernardi, attaccante romagnola classe 2005. Dal giardino di casa insieme a suo fratello, fino all'Hellas Verona Women, passando per Cesena e Roma, Veronica ci ha raccontato della sua passione per il calcio, il suo rapporto con le compagne e della stagione che sta vivendo.


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Come hai iniziato a giocare a calcio? “Ho iniziato a giocare con mio papà Franco e con mio fratello Manuel. All’inizio, visto che ero piccolina, mi lasciavano in porta a parare, poi sono cresciuta e ho iniziato un po’ a giocarmela anche io (ride ndr). Quando ho imparato a gestire il pallone mio padre è passato in porta, e così io e mio fratello ci sfidavamo a fare uno contro uno”.

La tua famiglia segue il calcio? “Mio padre è il tipico che dice sempre ‘se solo non mi fossi fatto male…’ (ride ndr), mentre mio fratello ha giocato anche in Serie B con il Cesena. Invece, mia mamma Antonella, pur supportandomi avrebbe voluto forse vedermi meno in campo. È sempre preoccupata per gli infortuni e quando nota che ho qualche ematoma è subito pensierosa. Tutta la mia famiglia però mi ha sempre seguita nel mio percorso”.

In occasione di una tua intervista post partita hai dedicato il gol a tuo fratello, che rapporto avete? “Ho sempre giocato con lui, fin da quando ero piccola nel giardino di casa. Grazie a lui ho imparato davvero a puntare e superare l'avversario. Per me lui è sempre stato il più forte in assoluto, quindi mi dico sempre che se sono riuscita a scartare lui posso scartare chiunque si trovi davanti a me. Negli ultimi due anni fuori casa, nei quali nessuno è mai riuscito a venire allo stadio a vedermi, lui è sempre stato una costante e mi ha sempre detto di credere in me stessa, perché solamente così avrei potuto farcela. È sempre il primo a darmi fiducia, capendo quando ne ho bisogno e comprendendo i momenti che vivo. Mi manca molto. Siamo sempre stati l'uno la spalla dell’altra. Ogni volta che faccio un gol mi scrive e mi chiede di farne ancora di più, perché sa che così può spronarmi a dare il meglio. Lui in questo momento vive a Cesena; facendo il vigile del fuoco non sempre riesce a seguire le mie partite, ma con la testa è sempre lì, il suo primo pensiero appena può è rivolto a me”.

In che squadra hai iniziato a giocare? “La mia prima vera squadra è stata il Gatteo, dove giocavo con i maschi. Mi sono trovata benissimo fin da subito, anche perché non mi hanno mai trattata diversamente in quanto ragazza, forse perché facevo tanti gol ed ero più alta di loro. Mi sono sempre sentita apprezzata. Poi, dopo l’esperienza al Gatteo, sono andata a giocare al Castelvecchio, squadra che l'anno dopo è stato acquisita dal Cesena. A Cesena sono rimasta dagli undici fino ai diciassette anni. Lì ho giocato sempre come attaccante. O meglio, ho fatto per qualche mese la centrocampista, ma credo che l’allenatore abbia capito subito che la mia tendenza era quella di avanzare in campo verso la porta avversaria (ride ndr). Dopo il Cesena sono andata a giocare nella Capitale”.

Com’è stato trasferirsi alla Roma? “Mi si è aperto un mondo. Non ero abituata ai comfort di una squadra professionistica. Ci ho messo un po’ a capire che tutti quelle attenzioni erano necessarie affinché potessi rendere al massimo delle mie potenzialità”.

Come è stato invece trasferirsi all'Hellas? “Appena mi è stato proposto di venire al Verona non ci ho pensato neanche un secondo. Conoscevo la storia di questa squadra e sapevo che anche qui avrei trovato la stessa professionalità di Roma, un ambiente che mi avrebbero permesso di crescere. Ho sposato il progetto da subito. Non appena arrivata ho iniziato a condividere un appartamento con altre cinque compagne di squadra, ragazze che avevo conosciuto due giorni prima. Mi sono sentita subito a mio agio, abbiamo legato immediatamente. Mi trovo molto bene con loro, anche perché non mi piace tanto stare da sola e loro sono la compagnia perfetta”.

Se dovessi scegliere il tuo luogo preferito di Verona? “Mi piace moltissimo vedere Verona dall'alto, quindi direi Castel San Pietro. In quel piazzale ho anche lasciato volare una lanterna cinese insieme a Marty (Duchnowska ndr), chiedendo il desiderio di riuscire a sbloccarmi in campionato. La partita successiva? Doppietta contro il Pavia. Io e Martyna abbiamo due caratteri apparentemente simili, siamo in sintonia nel modo di pensare. Abbiamo anche molte cose in comune: abbiamo iniziato entrambe a giocare con i nostri fratelli, ci piace cucinare, viviamo allo stesso modo la competizione. Non ho mai pensato a lei come a una mia rivale per il posto da titolare, anzi, se gioca lei vuol dire che lo ha meritato in settimana con gli allenamenti”.

Il tuo ricordo più bello finora legato al calcio qual è? “Probabilmente quando sono andata a giocare contro l’Atletico Madrid con la Roma. In quel momento mi sono sentita davvero importante accanto a giocatrici veramente forti. Prima di scendere in campo, non posso negarlo, ero un po’ emozionata”.

Chi è il tuo idolo? “Mi piace tanto Ibrahimovic, e mi dispiace non averlo mai potuto vedere giocare dal vivo. Mi piace la sua determinazione e forse anche la sua autostima, oltre che il suo personaggio, mi sembra una persona sempre positiva. Mi sono innamorata del suo goal in rovesciata da quaranta metri contro l’Inghilterra. Cioè, quel gol puoi farlo solamente se sei un po’ 'matto' come Ibra (ride ndr)”.

E invece, tra le tue compagne, chi è il tuo riferimento? “Peretti senza dubbio, il capitano. Lei sa quando io ho bisogno di una spinta, è sempre bravissima a capire i momenti. Mi parla spesso, mi scrive quel messaggio, mi fa capire che sono importante per questa squadra. Ad inizio campionato, appena arrivata, mi ha proprio detto che ero la punta che serviva a questa squadra. Sentirsi apprezzate e ben viste dal proprio capitano è importante. Dopo il mio gol contro l'Arezzo mi ha taggato in una storia, facendomi i complimenti. Mi è venuto naturale abbracciarla... e io, solitamente, non sono molto brava a mostrare i miei sentimenti. Ho bisogno di sentire che le mie compagnie credono in me e nelle mie potenzialità. Anche Nicky (Costa ndr) e Mancu (Mancuso ndr) mi ricordano spesso che devo stare sul pezzo, perché sanno che ho delle capacità. Forse i sei gol arrivati in campionato finora sono frutto di questo. So che devo focalizzarmi e concentrarmi ancora di più, ascoltando il mister. Magari a volte sono sicura di me stessa fisicamente e tecnicamente, ma non ho la giusta autostima”.

E fuori dal campo? Quali sono i tuoi hobbies? “Principalmente mi piace stare con le mie compagne di appartamento a fare gruppo e cucinare. Cucinare credo sia la mia valvola di sfogo. E poi mi piace guardare film e serie su Netflix, un po’ come tutti. In futuro vorrei anche intraprendere un percorso di studio: ciò che studia Sara (Corsi ndr) mi piace molto, la possibilità di lavorare a stretto contatto con i bambini. È qualcosa che ti forma a diventare genitore, che ti fa diventare una persona migliore. Chissà magari un giorno… ma in questo momento voglio concentrarmi sul calcio”.

Qual è il tuo rapporto con la Nazionale? “Sono stata in Nazionale fino all’Under 19, partecipando a tutti i raduni dalla 15+. Quello della Nazionale è un altro ambiente nel quale ti senti veramente importante. Del resto vestire la maglia azzurra, cantare l'inno, sono emozioni incredibili. Qualche volta mi capita di ascoltare l'inno anche prima delle partite di campionato perché mi gasa, mi emoziona. Poi è chiaro che mi piacerebbe essere convocata in Prima squadra, ma so bene che è complicato".

Cosa significa il calcio per te? “Il calcio per me è tutto. Mi ha permesso di viaggiare, di conoscere persone. Quando sono felice gioco, quando sono triste vado a giocare per essere felice. Quando sono arrabbiata? Vado al campo per sfogarmi. Il calcio è la mia vita, è ogni mia emozione. Tutto ciò che c’è di bello ogni giorno”.

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