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Marco Alessandri·22 novembre 2023
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Marco Alessandri·22 novembre 2023
Doveva essere una partita tesa e così è stato, anche se nessuno avrebbe potuto prevedere quanto accaduto al Maracanã di Rio de Janeiro. L’Argentina batte il Brasile 1-0, decide il gol di Otamendi al 63′. Vittoria pesante per i campioni del mondo, che infliggono agli eterni rivali la prima storica sconfitta casalinga nella storia delle qualificazioni mondiali.
Un match iniziato con ben 27 minuti di ritardo a causa degli scontri avvenuti sugli spalti dell’impianto, dove ad assistere alla partita c’erano oltre 68 mila persone. Coinvolte le due tifoserie, ma anche la polizia locale, che si è scagliata contro gli ultrà argentini.
Iconica l’immagine del portiere ospite, l’ormai noto “Dibu” Martinez, che da bordo campo tenta di fermare un poliziotto arrampicandosi sugli spalti.
Scene simili si sono viste per tutta la mezzora prima del fischio d’inizio, con tifosi feriti, bambini in lacrime e Messi incredulo. Proprio il Diez a un certo punto ha preso in mano la situazione da capitano e ha comandato ai suoi di abbandonare il campo, almeno fino a quando le cose non sarebbero tornare alla normalità.
Il tutto è nato nel momento degli inni nazionali, quando i tifosi di casa hanno sommerso di fischi quello argentino. Il problema, uno dei tanti quanto meno, è che in questo caso le due tifoserie non erano separate, come di solito accade. Così nel settore Sud, occupato in gran parte da tifosi dell’albiceleste, cominciano a volare oggetti e seggiolini, finché la situazione sfugge di mano.
Alla fine le persone arrestate saranno otto, ma il dato potrebbe anche aumentare nelle prossime ore. Intanto, la Federazione brasiliana è al lavoro per cercare di individuare le persone responsabili e sanzionarle con squalifiche, daspo o provvedimenti simili.
C’è poi il campo. Perché alla fine, contro ogni pronostico, la partita si gioca, anche se in un clima di tensione. Già al 5′ l’attaccante dell’Arsenal, Gabrile Jesus, rischia grosso con una manata in pieno volto a De Paul, ma per il direttore di gara è soltanto cartellino giallo.
L’occasione migliore del primo tempo capita al 43′ a Martinelli, che da fuori area raccoglie un pallone, conta un rimbalzo e calcia al volo: Martinez è battuto, ma sulla linea salva tutto Romero. Ancora Martinelli è il più pericoloso al 58′, quando sfrutta l’assist del compagno di club Gabriel Jesus ma tutto solo davanti a Martinez gli spara addosso e spreca.
A passare al 63′, allora, sono i campioni del mondo: corner di Lo Celso e stacco imperioso di Otamendi, che manda la sfera all’incrocio.
Il Brasile non riesce a reagire e, se possibile, si innervosisce ancora di più. A pagarne le conseguenze è Joelinton, la cui partita dura appena nove minuti. Entrato al 72′, il centrocampista del Newcastle si fa espellere all’81’ per un fallo di reazione su De Paul, tra i più bersagliati.
È l’ultima vera emozione di un match che verrà ricordato più per le risse avvenute sugli spalti, ma anche sul terreno di gioco, che per quanto mostrato dalle due squadre. L’Argentina si riprende la testa del girone, a +2 sull’Uruguay. Crisi nera per il Brasile, alla terza sconfitta consecutiva e senza vittorie da quattro partite.
Nella conferenza stampa post partita arriva un altro bel possibile mezzo terremoto, quando il Ct argentino Scaloni ha comunicato la propria volontà di prendersi del tempo per riflettere sul proprio futuro: “Questa grande squadra necessita qualcuno che abbia tutte le energie possibili. Ci penserò”. Parole che faranno discutere.