Footbola
·8 agosto 2019
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·8 agosto 2019
Questa sera il Torino affronterà lo Shakhtyor Salihorsk per l’andata del terzo turno preliminare di Europa League. Sfida sulla carta alla portata per i granata che partono favoriti, ma attenzione a non sottovalutare i bielorussi che hanno una condizione atletica maggiore dato che sono nel pieno della Vysshaya Liga. Non sono molti i giocatori di questa ex nazione sovietica passati per l’Italia, ma tra qualche meteora c’è anche chi a modo suo ha lasciato il segno. Ecco quindi i quattro giocatori bielorussi che han giocato in Serie A.
SERGEY ALEJNIKOV Forse il più grande giocatore bielorusso della storia, centrocampista a tutto campo in grado di impostare il gioco, recuperare palla e anche attaccare senza dimenticare il gran tiro da fuori area. Sergey Alejnikov è stato una colonna degli ultimi anni dell’Unione Sovietica e protagonista della squadra che venne fermata ai supplementari dal Belgio a Messico ’86 e che arrivò in finale a Euro ’88 contro l’Olanda. La visibilità internazionale fece sì che la Juventus lo acquistò nell’estate 1989 dalla Dinamo Minsk, ma in una squadra che stava vivendo un periodo di grandi cambiamenti non riuscì a rendere al meglio. Per Zoff era comunque un titolare inamovibile e a Torino riuscì anche a segnare tre gol ma con l’arrivo di Maifredi non c’era spazio per lui e così andò a Lecce. In Puglia giocò due grandi campionati, nonostante la squadra retrocedette in Serie B, che gli valsero la convocazione anche per Euro ’92 con il CSI. Dopo l’anno in cadetteria andò in Giappone e riuscì a giocare quattro partite con la neonata Bielorussia prima di chiudere carriera in Italia nel piccolo Corigliano Schiavonea in Serie D.
SERGEY GURENKO Buon terzino ambidestro e capace di giocare in tutte e due le fasce Sergey Gurenko è un simbolo del calcio bielorusso essendo con Alexander Hleb il secondo giocatore con più presenze in nazionale. Dopo varie stagioni positive alla Lokomotiv Mosca venne notato dai dirigenti della Roma dopo una sfida di Coppa delle Coppe contro i cugini della Lazio e nell’estate del 1999 venne portato nella Capitale. In giallorosso però faticò a trovare spazio, chiuso come era da un mostro sacro come Cafu, e nel gennaio 2001 venne ceduto in prestito al Saragozza non riuscendo così a godersi la festa Scudetto. Ritornato in Italia provò l’esperienza nella via Emilia, prima a Parma e poi a Piacenza. In gialloblu la storia si ripetè con tantissima panchina e poco campo, mentre in biancorosso le cose cambiarono. Finalmente una stagione da titolare e lo sfizio del primo gol italiano a San Siro contro il Milan futuro campione d’Europa. Con la retrocessione a fine anno dei Lupi finì anche l’avventura di Gurenko in Italia che tornò alla Lokomotiv prima di chiudere carriera nella sua Bielorussia.
VITALI KUTUZOV Il più italiano tra tutti i bielorussi passati nel nostro Paese. Vitali Kutuzov ha passato undici lunghi anni nella Penisola girovagando da nord a sud in sei città diverse. Lo scoprì il Milan nell’estate 2001 e lo portò a vestire il rossonero dopo quattro grandissime annate in patria con il Bate Borisov. La concorrenza era tantissima e i nomi da pelle d’oca, ma Vitali può comunque vantare due presenze in Serie A con la maglia del Diavolo. Venne girato in prestito un anno a Lisbona allo Sporting prima di tornare in Italia ad Avellino e segnare ben quindici gol con una squadra che a fine anno retrocederà. Genova sponda blucerchiata, Parma e Pisa furono i suoi passaggi intermedi prima di passare al neopromosso Bari di Gianpiero Ventura e l’esordio fu memorabile. I pugliesi debutarrono a San Siro contro l’Inter futura campione d’Europa ma a rovinare la prima partita ai nerazzurri fu proprio Kutuzov che in contropiede pareggiò il vantaggio di Samuel Eto’o. Lasciò il calcio nel 2012 a soli trentadue anni in seguito a una brutta storia di calcioscommesse subendo una squalifica di tre anni e mezzo, salvo poi essere assolto per non aver commesso il reato nel 2016. Nel mezzo però aveva cambiato sport dedicandosi all’hockey su ghiaccio, cambiando anche ruolo e diventando portiere dell’UHC Barlafüs di Sesto San Giovanni.
MIKHAIL SIVAKOV La Champions League è da sempre un grande palcoscenico per le piccole squadre e soprattutto per i suoi giocatori. La fortuna di Mikhail Sivakov fu quella di incontrare la Juventus nel girone di Champions League 2008-09 con il suo Bate Borisov e la squadra bielorussa riuscì a strappare addirittura due pareggi. Il tutto non bastò per la qualificazione agli ottavi, ma servì a questo ventunenne esterno di centrocampo per mettersi in mostra e venire acquistato a gennaio dal Cagliari. Il primo anno venne passato lontano dal campo e il debutto avvenne solo un anno dopo nel novembre 2009 contro la Sampdoria prima di essere mandato in prestito in Serie B a Piacenza per fare esperienza, ma soprattutto entrò nella storia rossoblu per essere stata la pedina di scambio per arrivare a Nainggolan. In Emilia giocò un buon numero di partite trovando anche due gol, così a fine anno tornò in Sardegna, ma nè Ficcadenti nè Donadoni vedevano in lui un possibile titolare. Giocò solo altre due volte per il Cagliari prima di essere ceduto in Polonia al Wisla Cracovia e iniziare un lungo girovagare per l’Europa che lo porterà a giocare nell’Orenburg in Russia.