PianetaChampions
·25 dicembre 2024
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Beppe Marotta, presidente dell’Inter, è stato protagonista de ‘L’anno dell’Inter’, intervista esclusiva realizzata da Sky Sport per ripercorrere il 2024. Ecco quanto raccolto da FcInterNews.
Scudetto della seconda stella, presidente dell’Inter, posizione di vertice in campionato e in Champions: è l’anno di Giuseppe Marotta? “E’ l’anno dell’Inter, nel quale c’è l’operatività di Giuseppe Marotta, Si coniugano due situazioni, ho ricevuto molto dall’Inter e dato la mia esperienza all’interno di certi obiettivi”.
A che livello è arrivata l’Inter anche su scala europea? “Devo dire che è ritornata a essere una delle protagoniste più autorevoli. Nel senso che la storia e il palmares di questa società ci dicono che i trofei vinti sono tanti, quindi siamo tornati nel palcoscenico più consono alla storia. In questo momento, con la nuova proprietà, stiamo dando continuità a questa situazione”.
Cosa è cambiato per te da quando sei presidente? E come è il rapporto con Oaktree? “Intanto devo ringraziare la proprietà che mi ha dato fiducia da subito, una maggiore responsabilità avendomi nominato presidente di una società come l’Inter. E’ qualcosa di straordinario per la mia carriera, sempre nell’ottica di far sì che il cammino dell’Inter sia vincente e pieno di risultati. Non è cambiato molto, se non la dedizione e l’impegno che sono ancora maggiori. Nel mio cammino ho vissuto esperienze di tanti presidenti e modelli di gestione di club. Mi sono adattato, ho imparato tantissimo dai miei presidenti, che mi hanno arricchito”.
Come è cresciuto Inzaghi in questi anni? “Inzaghi ha dimostrato di essere un grande professionista e una persona intelligente. E’ arrivato in punta di piedi all’Inter, senza fare proclami. E’ cresciuto man mano che otteneva risultati, acquisendo consapevolezza nelle proprie capacità. E’ un leader del gruppo, sa inculcare la cultura del lavoro, la passione e il senso di appartenenza. Tutte queste componenti, supportate dal management, hanno creato quella simbiosi che ci ha portato abbastanza lontani”.
Quanto e come ti confronti con Inzaghi? “La prima cosa è il rispetto dei ruoli, in primis devo fare questo. Ausilio, da ds, è quello che si confronta di più con Inzaghi, ma siccome il nostro è un gioco di squadra il confronto tra noi è quotidiano. Ogni giorno parliamo delle varie dinamiche, con ognuno che porta la sua competenza”.
In che luoghi preferisce dialogare con una persona del club? “Dipende da che timore devi inculcare. Il luogo istituzionale, la sede o l’ufficio alla Pinetina, è un vantaggio che ho. Altrimenti posso affrontare il dialogo in un ristorante o in un hotel”.
Il limite di questa Inter potrebbe essere quello della carta d’identità? “Se tu hai 11 talenti non vinci in nessuna competizione, bisogna mixare giovani e meno giovani. Noi abbiamo trovato un equilibrio, sapete che il più vecchio è Acerbi che ha 36 anni. L’esperienza non la si mette in pratica solo in campo ma anche nello spogliatoio. La squadra ha entrambe le componenti: il dinamismo del giovane e la saggezza del meno giovane”.
Lo zoccolo duro italiano è un vantaggio? “Assolutamente sì, credo che i risultati raggiunti lo dimostrino. In Italia il campionato è unico e particolare, non c’è da nessuna altra parte questa pressione. Gli italiani sono cosa vuol dire andare a Empoli, Cagliari o a Lecce e trovare difficoltà. Poi è un orgoglio mettere a disposizione della Nazionale i nostri giocatori”.
Le linee guida di Oaktree. “Oaktree è arrivata in punta di piedi, in silenzio, ma in modo concreto e partecipe nel club. Il rapporto è positivo e quotidiano, tutto volto a garantire la ricerca della sostenibilità economico-finanziaria. Questa sostenibilità avviene attraverso linee guida concordate, ovvero comporre una rosa che risponda a limiti economici dal punto di vista del costo del lavoro, a un’età media che possa garantire il fatto di investire in giovani che rappresentano un patrimonio, un elemento che contribuisce a dare sostenibilità. Nella prossima stagione garantiremo la massima competitività attraverso giocatori meno vecchi di quelli di oggi, ma che rappresentino anche qualità, professionalità e patrimonio”.
Sposti equilibri in Lega e in Figc, in molti ti definiscono il personaggio più potente del calcio italiano: cosa ne pensi? “No, io sono una persona che ha raggiunto il pieno della propria esperienza calcistica, conosco bene questo settore avendo iniziato da ragazzino. L’aspetto che dobbiamo combattere è la litigiosità e dei personalismi esasperati. Dobbiamo essere tutti uniti per portare avanti un fenomeno che a tratti traballa nel confronto alle altre nazioni europee. Dobbiamo rivolgerci al Governo, i grandi problemi sono il Decreto Crescita che non ci dà la possibilità di utilizzare gli stranieri con agevolazioni che un manager ha. Guarda caso, nel momento in cui è stato attuato il Decreto, le nostre squadre sono arrivate tutte in fondo nelle Coppe. Ci siamo ritornati anche, l’Atalanta ha vinto”.
Così non si darebbe spazio ai giovani italiani. “Basta calibrare, mettendo un tetto verso l’alto così che il mondo giovanile non venga toccato. Non si va a prendere un 16enne straniero perché non avresti lo sconto, ma giocatori affermati che facciano crescere gli altri”.
Presidente della FIGC, Ministro dello Sport: è un’idea a cui pensi? “Grazie, ma io sono un amante del mondo del calcio e dello sport. Sono contento della mia carriera, sono contentissimo di fare il presidente dell’Inter, un ruolo che mi occupa molto. Poi mi dedico a osservare a ciò che avviene attorno a noi. Una delle grosse pecche del nostro sistema è che non può garantire lo sport in modo gratuito ai nostri bambini. Abodi è un ministro moderno, acuto, insieme a Valditara devono creare il connubio tra attività scolastica e sportiva”.
Resterai all’Inter ancora a lungo? “Sì, all’Inter sto bene per cui spero di dare risultati, contribuire a ottenerli”.
C’è un metodo Marotta che è rimasto uguale in tutti questi anni? “Il mio metodo è quello di aver ascoltato per grande parte della mia vita tutti quelli che erano più anziani di me. Dopodiché nella seconda parte della mia vita sto cercando di dare gli insegnamenti che ho ricevuto. Mi diverto ancora moltissimo, altrimenti non farei questo mestiere. La passione è quella che mi stimola, l’adrenalina della partita non te la dà niente e nessuno”.