Inter-News.it
·01 de maio de 2025
Barcellona-Inter IN tre punti: Inzaghi azzanna, Flick impalpabile

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·01 de maio de 2025
Barcellona-Inter va oltre ogni aspettativa di spettacolo grazie a Flick e Inzaghi, che non si nascondono dal punto di vista tattico. E i loro calciatori, soprattutto quelli tecnicamente di livello superiore, in campo fanno splendidamente il resto. Di seguito l’episodio dopo l’Andata della Semifinale di Champions League
BARCELLONA – In casa del “nemico” c’è più gusto per l’Inter di Simone Inzaghi, che subisce i colpi spagnoli del Barcellona di Hansi Flick ma solo dopo averli storditi a freddo. Il pareggio a suon di gol è l’unico risultato che “annulla” quanto di buono fatto tanto dall’Inter quanto il Barcellona. Tutto rimandato all’appuntamento di San Siro (martedì 6 maggio, ore 21). Analizziamo Barcellona-Inter (3-3) di Champions League in tre punti.
Marcus Thuram e Denzel Dumfries esultano dopo il gol in Inter-Feyenoord di Champions League (Photo by Tommaso Fimiano/Inter-News.it ©)
1. CALCIO E FILOSOFIA – Inzaghi ritrova la sua formazione-tipo, al netto di Benjamin Pavard, infortunato. Nessun esperimento, nessuna improvvisazione. L’Inter scende in campo con il miglior 3-5-2 possibile. Inzaghi chiede a Marcus Thuram di stringere i denti e l’attaccante francese risponde presente sul tabellino dopo nemmeno un minuto (0-1). A centrocampo torna la coppia formata da Denzel Dumfries e Federico Dimarco sulle fasce, ovvero il marchio di fabbrica dell’Inter inzaghiana. E l’esterno olandese, molto più dell’italiano, si prende subito la scena (0-2), completando l’opera da migliore in campo – con una storica doppietta – nel secondo tempo (2-3). In difesa la scelta ricade su Yann Bisseck, responsabilizzato nel ruolo di terzo destro nonostante i recenti errori in marcatura. Prestazione concreta, con una sola sbavatura insieme al resto del reparto (2-2), e non era per niente scontato. Nonostante l’infortunio dello stremato Lautaro Martinez, uomo in meno fin dall’inzio, la miglior versione dell’Inter di Inzaghi è in grado di segnare tre gol in casa del Barcellona ma non può fare a meno di subirne altrettante: Barcellona-Inter non è una semplice partita. Sono due filosofie calcistiche messe al servizio di tutti gli appassionati e tifosi sotto forma di puro spettacolo.
Simone Inzaghi applaude dalla panchina durante Inter-Bayern Monaco di Champions League (Photo by Tommaso Fimiano/Inter-News.it ©)
2. PRATICA E TEORIA – Il messaggio che lancia Inzaghi è chiaro. Non ci sono calcoli o ragionamenti che tengano, la sua Inter deve giocarsi il “tutto per tutto” con le massime potenzialità a disposizione. L’Inter di Barcellona incarna il concetto del “o la va o la spacca” perché non ha alternative. Vista in maniera più iperbolica, Inzaghi preferirebbe uscire dalla Champions League con le sue idee piuttosto che farlo con qualche rimorso a causa degli imprevisti che stanno rallentando la corsa nerazzurra sul finale di stagione. Inzaghi conosce i “difetti” del Barcellona di Flick (baricentro troppo alto con difesa distratta e perennemente a centrocampo) ma anche i pregi (pressing asfissiante e talento individuale smisurato). Facile ridurre Barcellona-Inter a alla consegna “limitare Lamine Yamal e compagnia per poi ripartire a campo aperto”. La teoria è valida ma il Barcellona non lascia pallone, spazio e tempo per imbastire con facilità una ripartenza degna. L’Inter ci riesce ma meno di quanto potrebbe. Avere il controllo delle partita con questo Barcellona è un’impresa, perché il possesso palla blaugrana annulla ogni speranza nerazzurra di provare a fare la partita. Ed ecco che bisogna focalizzarsi sugli episodi. Un palo aiuta Yamal (1-2), la traversa prima aiuta Yann Sommer, poi lo condanna all’autogol (3-3) e infine lo salva dalla beffa. Un fuorigioco millimetrico nega la gioia del gol a Henrikh Mkhitaryan, che avrebbe disegnato un finale diverso. Applausi scroscianti per la prestazione messa in pratica dall’Inter a Barcellona oltre la teoria: non vince chi crede di essere più forte, non perde chi viene da una settimana da incubo. Il pareggio soddisfa tutti… e allo stesso tempo nessuno.
Henrikh Mkhitaryan in azione durante Inter-Feyenoord di Champions League (Photo by Tommaso Fimiano/Inter-News.it ©)
3. SEMIFINALE SENZA SEMI – L’Inter di Inzaghi non ha le individualità del Barcellona di Flick ma certe partite si possono vincere solo di squadra. E il collettivo nerazzurro non ha nulla da invidiare a quello blaugrana quando riesce a essere concentrato, motivato e stimolato. Come in Europa. Diverso da ciò che succede in Italia, dove troppo spesso va in scena un’Inter spenta. L’Inter formato Champions League in questa stagione racconta una storia a sé a prescindere da chi scende in campo. Preparazione meticolosa, lettura attenta e prestazione convincente per tutta la durata. Non si può tornare indietro, vero, ma non ci si può nemmeno nascondere. L’Inter di Inzaghi non è attrezzata per eliminare il Barcellona e andare in Finale di Champions League solo se non si vuole accettare lo status attuale della squadra nerazzurra. A San Siro toccherà al Barcellona dimostrare di essere davvero superiore all’Inter. Il merito di Flick è aver fatto la sua partita allo stesso modo dall’inizio alla fine, come se il tabellone di Barcellona-Inter fosse sempre fermo sullo 0-0. A Milano ci sarà la variabile “supplementari più rigori” da considerare ma anche il fatto di non avere un’altra occasione per recuperare: si giocherà alla pari finché entrambe avranno fiato, gamba e testa. A Monaco di Baviera, poi, andrà solo quella più attenta e in grado di modificare piano, appena la partita lo richiederà.
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