Bologna, Italo Cucci ci crede: «Forse è un sogno, ma no, è realtà! La città deve tutto a Italiano» | OneFootball

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Calcionews24

·17 marzo 2025

Bologna, Italo Cucci ci crede: «Forse è un sogno, ma no, è realtà! La città deve tutto a Italiano»

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Bologna, le parole di Italo Cucci dopo la vittoria per 5-0 dei rossoblù contro la Lazio: «Mi sembrava un sogno: volevo svegliarrmi, ma è la realtà»

Italo Cucci, giornalista e grande tifoso del Bologna, ha scritto un editoriale sul Corriere dello Sport dopo la manita dei rossoblù contro la Lazio. Di seguito le sue parole sulla squadra di Baroni, che ora sogna la Champions con più concretezza.

SOGNO CHAMPIONS LEAGUE – «Strada facendo mi son detto: forse è un sogno. Svegliatemi. Ma no, Bologna-Lazio 5-0 è realtà. Siamo tornati in paradiso. Intorno al campo delle favole più belle c’è un entusiasmo crescente, l’esaltante seguito dei successi con Milan, Cagliari e Verona. C’è la nostra Europa, cui tendiamo con sentimenti d’amore. Dài, ci arriveremo. Ce lo promettono Odgaard, Orsolini, Ndoye, Castro, Fabbian: ogni gol è una piccola storia, tutti insieme un’ondata di felicità che investe il Maestro—l’Italiano del giorno—che tuttavia reagisce con straordinaria misura nelle parole. Lui, che è fumantino, lascia trasparire solo una luce speciale negli occhi. Una lezione di stile.


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VITTORIA CONTRO LA LAZIO – «Cerco un minimo di compostezza: l’avversario travolto ha una storia bellissima, anche d’amicizia, e non posso né voglio infierire. Coinvolgo anche i laziali, con un minimo di non ipocrita disagio, nella grande festa di calcio andata in scena al Dall’Ara. Una festa con trentamila bolognesi che cantano “Il calcio siamo noi” sventolando la bandiera rossoblù. È una festa di pace, senza scherno né rabbia. È una sosta serena mentre infuria il maltempo. Senza eccessi i tifosi. Alla fine, li avrete visti: vincitori e vinti si sono abbracciati. Baroni, senza cercare scuse né bizzarrie tattiche, ha ammesso la superiorità di un Bologna energico, che puoi dipingere di mille colori, ma il più bello è quello del sole»

SPETTACOLO E RICORDI – «Lo scrissi tanti anni fa, quando ribattezzai lo stadio l’Arena del Sole, luogo dato all’arte e allo spettacolo. Perché ho visto la più bella partita dai tempi che non tutti possono ricordare. Sugli spalti esplode la bella gioventù dei sorrisi e dell’allegria, io sì. Quando? Cito al volo una partitissima che mi sta nel cuore: 31 maggio 1964, era il mio compleanno, festeggiai con un gol di Helmut, Bologna-Lazio 1-0, profumo di scudetto. Ma avrò tempo per almanaccare sul passato. Se volete, un giorno ve lo racconterò. Mi duole non essere, oggi, con tanti perduti compagni d’avventura, ma gli dedico un pensiero felice. Il Bologna fa parte di una particolare storia di vita. Vorrei evitare la retorica, ma come fare, se da un’ora il telefono squilla e dall’altra parte ci sono le voci di compagni di strada che non sentivo da anni? Dal Cittadone, dalla Romagna: “T’è vest che blazza?” Qualcuno ha un nodo alla gola, qualcun altro sembra aver ricevuto una carezza».

PRESTAZIONE SQUADRA – «Ha detto bene il telecronista quando ha descritto il gol di Orsolini come una carezza. Sono bravi in tanti, in questo Bologna, già dai tempi di Motta—che non ho mai rimpianto, anche se non ho accolto Italiano come una star, lo confesso. Ma i tifosi rossoblù hanno sempre avuto bisogno di un mito di casa—un italiano, come Pascutti, Mancini, Colomba, Baggio—e Orsolini si è costruito il ruolo con pazienza, impegno, amore. Ha arricchito di qualità la generosità, spesso virtù dei mediocri, fino ad arrivare a quel carezzevole tocco per Ndoye, finito alle spalle di Provedel. E Ndoye? Odgaard apre con un gol sfizioso, il popolare Dan distribuisce assist, fa il suo gol benedetto—il 3-0 è la chiave di volta del successo—e manda in libertà Castro e Fabbian per il lussurioso poker».

CASTRO – «Suonano le campane a San Martìn, il suo paese natale, l’Albiceleste gli offre la prima maglia, forse guadagna anche un sorriso di Francesco: è un bel giorno per un ventenne che ha avuto su di sé gli occhi di Spalletti. È appena diventato italiano, ha battuto la Lazio e già lo aspetta il Brasile.»

ITALIANO – «La città di Bologna deve tutto questo a Vincenzo Italiano, che stavolta non ha sfruttato l’espediente di andare sotto per offrire il divertimento della rimonta e del successo. La partita si è subito vestita di domenica (s’endimancher, dicono i francesi) ed è diventata elegantissima quando la Lazio, continuando a giocare alla pari, non ha capito di essere solo sparring partner e comparsa al tavolo di poker. Adesso—mi scrive Davide Grittani, narratore malato di juventude—la Signora cercherà di portarlo a Torino. Ma stavolta Saputo vorrebbe girare l’Europa con lui e questo formidabile Bologna».

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